Successo straordinario per la visita a Verona della sorella dell’ex
giudice Giovanni Falcone barbaramente ucciso dalla mafia nel 1992. Maria
Falcone ha suggellato il Progetto di Educazione alla Legalità promosso da Rete Prospettiva
Famiglia in collaborazione col Comune di Verona, che ha coinvolto per un anno
oltre 30 scuole della provincia.
«Gli uomini passano, le idee
restano. Restano le loro tensioni morali e continuano a camminare sulle gambe
di altri uomini». È forse questa la frase pronunciata da Giovanni Falcone, e
riportata dalla sorella Maria in occasione dell’incontro avvenuto il 22 ottobre
scorso nello stracolmo Auditorium della Gran Guardia, che riassume il concetto
più alto del Progetto di Educazione alla Legalità promosso dalla Scuola per
genitori di Prospettiva Famiglia.
«Un testamento morale» come ha
spiegato Maria Falcone davanti a un’attenta e silenziosa rappresentanza di
oltre 700 studenti delle trenta scuole elementari, medie e superiori
appartenenti alla Rete presieduta da Alberto Tosi, che viene testimoniato ogni
volta alle nuove generazioni per cercare di infondere in loro quel senso di
giustizia che era parte fondante della vita pubblica e privata del giudice
Giovanni Falcone.
«Giovanni avrebbe voluto essere
ricordato come un uomo che ha creduto in determinati valori tra cui il senso
dello Stato» ha confidato la dott.ssa Falcone «Mio fratello era un uomo con un
profondissimo senso del dovere e ha scelto con grande coraggio e altrettanta
consapevolezza di proseguire fino in fondo nella lotta all’illegalità,
rinunciando alla propria vita per un’idea di bene comune».
E proprio la figura dell’ex giudice ucciso nel 1992 insieme
alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta nel tragico
attentato dinamitardo di Capaci, è stata al centro del lavoro svolto dalle
scuole rappresentate in Gran guardia dagli Istituti Comprensivi
15,16,17,19,20,21, dal Liceo scientifico Copernico, dall’Istituto tecnico
Pasoli e dal Liceo Montanari.
«Un anno di continui contatti con la Fondazione Falcone, di
incontri con i vari Dirigenti scolastici per coordinare le attività, di
verifiche e confronti con insegnanti e studenti per portare a compimento questo
straordinario progetto imperniato sul tema della legalità» ha spiegato la
referente di Prospettiva Famiglia, Daniela Galletta «Ogni plesso, di ogni
ordine e grado, ha imparato a conoscere non solo la figura di Giovanni Falcone,
ma anche le origini dei fenomeni di penetrazione mafiosa che avvengono da anni
anche nel nostro territorio veneto».
«Durante il convegno i ragazzi hanno presentato alla
dott.ssa Falcone i propri elaborati e hanno raccontato le emozioni che hanno
vissuto lungo questo percorso di conoscenza e formazione impreziosito, durante
l’anno, da alcuni momenti conferenziali molto significativi con figure di
spessore quali Don Luigi Ciotti, Adriana Musella, Don Luigi Merola, Pino Masciari,
Pierpaolo Romani e il giudice Giuseppe Ayala» ha concluso la professoressa
Galletta.
La sera prima dell’incontro in Gran Guardia, la dott.ssa
Maria Falcone ha concesso gentilmente un’intervista ai microfoni di Pantheon.
Dott.ssa Falcone, il suo impegno nei confronti dei giovani è
straordinario, quali emozioni o sensazioni prova ogni volta che si trova di
fronte a una nuova platea?
Ho la sensazione bellissima che Giovanni
non sia morto completamente, perché in molti di questi giovani che nel 1992,
quando mio fratello è stato ucciso, non erano ancora nati, riscontro una tale
attenzione, una tale memoria, e un tale ricordo che sono per me davvero
consolanti e premiano tutto il lavoro che si è fatto in questi anni.
Giovanni Falcone ha introdotto per la prima volta il concetto di mafia,
argomento fino a quel momento mai affrontato a livello pubblico o
istituzionale. Aveva chiaro fin da subito come poter contrastare il fenomeno
mafioso e se esso avrebbe mai avuto una fine?
Giovanni ha sempre sostenuto che
la mafia non si può vincere solo con la repressione, anche se è necessaria e
deve essere degna di uno Stato di diritto, ma si sarebbe sconfitta soprattutto
con il cambiamento culturale della società, con la rivoluzione del pensiero che
lui stesso, con il suo esempio, con i
suoi strumenti, con le sue idee e il suo sacrificio ha iniziato a infondere
nelle persone che sono venute dopo di lui.
Suo fratello era consapevole del destino al quale sarebbe andato
incontro?
Certamente. Lo stesso pentito
Tommaso Buscetta, testimone chiave per definire i contorni del fenomeno mafioso
e di Cosa Nostra, un giorno disse a Giovanni: “Dopo le mie dichiarazioni lei
diventerà una star internazionale, ma il conto con la mafia lo pagherà con la
vita”. Mio fratello prese atto di quella affermazione e proseguì con il suo
lavoro.
Dott.ssa, perché i giovani si innamorano di Giovanni Falcone?
Perché in lui vedono l’eroe
buono, l’eroe positivo, specialmente in un contesto come quello attuale in cui
si sente parlare di tante cose che non vanno. Pensare a Giovanni Falcone e a
Paolo Borsellino sapendo che hanno sacrificato la loro vita per il bene comune
li rende grandi e indimenticabili anche tra i giovanissimi.
Un ricordo di suo fratello da adolescente?
Siamo cresciuti insieme, avevamo
solo tre anni di differenza. Già quand’eravamo scolari, avevo la sensazione che
avesse una marcia in più. Era eccellente a scuola senza studiare molto a casa perché
stava attento in classe. Faceva tutto al massimo delle sue potenzialità, così
nello sport con il canottaggio, l’atletica leggera come nelle materie come la
filosofia o l’italiano. Non c’era materia in cui andasse male.
Con quale spirito ha raccolto il testimone dopo la sua morte?
Ho fatto tutto per amore. Non ho
mai pensato ne avuto la presunzione di raccoglierne il testimone. Il desiderio,
che ho tutt’ora, è che tutto ciò in cui credeva Giovanni Falcone e le persone
che gli erano accanto, come la sottoscritta, non venisse meno o andasse
dimenticato con la sua morte. Il gesto vile dell’attentato non ci poteva
togliere anche la speranza, per questo siamo ancora qui, oggi, a testimoniare
gli insegnamenti che quest’uomo giusto, con grande senso del dovere, ci ha
lasciato.