Storie di persone | 07 settembre 2021, 15:26

Quella folle (e meravigliosa) idea delle proclamazioni in Arena

Quella folle (e meravigliosa) idea delle proclamazioni in Arena

Giovani studenti, afferenti ai vari corsi di laurea dell’ateneo veronese che dopo anni passati sulle “sudate carte” si sono ritrovati a discutere la propria tesi sul tavolo della cucina, chi a casa dei genitori o chi, peggio, nel minuscolo spazio vitale che può essere l’appartamento di uno studente fuori sede. Alcuni ci hanno scherzato postando foto sui social post-discussione: vestiti di tutto punto, ma rigorosamente in ciabatte. Altri hanno dovuto affrontare uno dei giorni più importanti della loro vita senza la famiglia, a centinaia di chilometri di distanza, ma pur sempre con il supporto di amici ed eventuali coinquilini. Altri ancora si sono ripromessi di fare qualcosa per questi laureati sfortunati che, senza dubbio, avevano immaginato il loro grande giorno in modo diverso.

È qui che entra in gioco Salvatore Nucera, a sua volta “laureato in pandemia” il 26 giugno 2020 in giurisprudenza proprio pochi giorni prima che il Governo concedesse il via libera alle lauree in presenza da luglio: «Eravamo in una fase in cui si poteva di nuovo uscire di casa ed era tutto ancora un po’ surreale. Ho accettato di buon grado la proclamazione a distanza. Io sono di Messina e per me la laurea a casa è stata positiva perché ho evitato di far prendere l’aereo ai parenti e ho festeggiato con gli amici: abbiamo fatto anche il papiro in riva al mare…è stata una contaminazione di tradizioni» ci ha spiegato Nucera.

Salvatore, dopo aver seguito a distanza mesi di discussioni in cui sia il Consiglio studentesco che il Consiglio Comunale avevano prospettato la folle e meravigliosa idea di una proclamazione in Arena per i laureati in era Covid-19, il 12 maggio 2021 ha inviato una lettera aperta al sindaco di Verona Federico Sboarina per dare nuova linfa alla discussione, che ormai si trovava ad un punto morto.

«L’idea è nata grazie ad Oltre, al Consiglio Studenti e grazie alla collaborazione del Consigliere comunale Andrea Velardi. Da lì è nata una delibera all’unanimità nel Consiglio studentesco e poi in Consiglio Comunale con la quale l’amministrazione si impegnava a organizzare questa giornata commemorativa in Arena. Quando seppi questa notizia pensai che fosse meraviglioso. Il punto è che dopo un anno non se ne era più parlato. Ho pensato quindi di rilanciare la questione tramite una lettera al sindaco Sboarina. - ha detto Salvatore - Ho avuto una buona cassa di risonanza su molti giornali e il sindaco, interpellato anche dal quotidiano l’Arena, aveva detto che gli sembrava una bella idea e che ne avrebbe parlato con il Rettore Nocini. Eppure sono passati tre mesi e mi è stato detto che non c’era stata interlocuzione tra di loro. Quindi ho ritenuto opportuno scrivere un’altra lettera, questa volta indirizzata allo stesso Rettore».

La lettera al Rettore Pier Francesco Nocini è stata inviata il 19 agosto scorso e al momento non ha ricevuto risposta, ma la speranza è che dall’Università di Verona possa arrivare il sostegno sperato e dare il “la”, magari, per la nascita di una nuova tradizione che altrove esiste da molti anni: «Se è vero che l’idea della proclamazione in Arena è nata grazie al Consiglio Comunale e al Consiglio Studenti, è anche vero che a me è piaciuta molto per un’altra ragione: mi ricorda le proclamazioni solenni dell’Università di Messina che avvengono nel teatro greco di Taormina. - ricorda il giovane laureato - Mi immaginerei un evento simile anche a Verona: con l’ingresso delle istituzioni universitarie, il coro universitario. I laureati potrebbero essere vestiti con una toga del colore della propria facoltà e potrebbe essere un momento di incontro tra i protagonisti del mondo cittadino e universitario».

«Io spero ci sia una risposta dal rettore e spero sia positiva, comprenderei un rifiuto, - ammette Salvatore - ma sicuramente ci sono tante associazioni universitarie sul territorio che potrebbero rinsaldare il rapporto tra università e città in modo che la vita universitaria sia un modo per stringere legami».