Storie di persone | 16 dicembre 2022, 10:00

La birra “spiegata” da un sommelier

Tra i migliori d’Italia c’è anche il veronese, Michele Colognese, 42 anni, che a settembre è volato a Monaco per i Campionati del Mondo della categoria.

La birra “spiegata” da un sommelier

Di analisi organolettiche del vino ne sentiamo parlare da sempre: è l’arduo lavoro dei sommelier, che valutano tipologia, qualità, caratteristiche e abbinamenti vino-cibo (i più esperti ci perdoneranno se ci siamo dimenticati di citare qualche parametro). Eppure, nonostante il sommelier sia una figura che nella mente di molti è associata esclusivamente al mondo vinicolo, esistono altri campi in cui può fare la differenza. Un esempio? Il mondo della birra. Basta aggiungere un prefisso e il gioco è fatto: parliamo del beer sommelier. E tra i migliori d’Italia c’è anche il veronese, Michele Colognese, 42 anni, che a settembre è volato a Monaco per i Campionati del Mondo della categoria.

Che figura è quella del beer sommelier?

Il beer sommelier è una figura abbastanza nuova. Come dice la parola, parliamo di birra, quindi si tratta di un esperto di birra che, come con il vino, riesce a riconoscere le birre di qualità e abbinarle al cibo. Io, per esempio, lavoro per un distributore di bevande e mi occupo della selezione delle birre e quindi trovare delle birre di qualità in giro per il mondo, portarle in Italia e poi distribuirle nel nostro territorio.

Come è diventato beer sommelier?

La passione è nata quando ero giovane. Sono sempre stato appassionato di birra, quindi mi sono acculturato in maniera autonoma. Poi ho cercato le scuole che fossero le più qualificate e mi sono spostato nell’università della birra in Germania, la “Doemens”, a Monaco, e lì ho iniziato i primi studi. Poi ho cominciato a produrre birra in autonomia. Diciamo che la maggior parte di quello che so l’ho imparata in Germania.

Tante le soddisfazioni che hai avuto, soprattutto a settembre…

Sì, mi sono qualificato terzo al Campionato italiano e i primi dieci erano selezionati per il Campionato del Mondo che si è svolto a settembre a Monaco. È stata un’esperienza bellissima, anche se mi sono classificato sedicesimo.

Come si fa a individuare una buona birra?

Come nel vino tutto sta in quello che vogliamo trovare. Possiamo trovare qualcosa di industriale, quindi conosciuto, e abbiamo la sicurezza di bere abbastanza bene, perché ci sono standard di controllo molto alti. Se invece vogliamo assaggiare qualcosa di più particolare o ricercato, dobbiamo spostarci dal segmento industriale e cercare qualche birrificio più piccolo, che produce meno quantità e rispetta uno standard qualitativo più alto nella scelta delle materie prime, perché non deve tenere un prezzo basso per stare sullo scaffale.

Un consiglio per non “cascare male” con la scelta della birra?

Di solito viene guardata l’etichetta solo a livello estetico e non leggiamo mai quello che c’è dietro. La prima cosa da fare è guardare la data di scadenza: a volte troviamo l’offerta che non è sul prodotto perché nuovo, ma perché magari è verso fine scadenza e con la birra, più andiamo verso la data di scadenza, più la freschezza viene meno. Il prezzo, inoltre, non è un buon indicatore di qualità.

Giorgia Preti