Storie di persone | 23 dicembre 2022, 10:00

Sulla rotta balcanica si parla anche veronese

Sulla rotta balcanica si parla anche veronese

 

Il mondo è piccolo e vive a Bruxelles. Ci si mette poco a rendersi conto che la capitale delle istituzioni Ue è alimentata da un insieme di comunità straniere che la abitano e la rendono così affascinante. Quella italiana, è numerosissima. E Verona fa la sua parte.

Chi stenta a crederci, sabato 26 novembre sarebbe dovuto passare a bere un’italianissimo Spritz da “Piola Libri”, risto-libreria nel cuore del quartiere europeo, punto di riferimento culturale per la comunità italiana: quella sera Federico Baccini, giovane giornalista di Castel d’Azzano, e Lorenzo “Ulula” Garofalo, cantautore veronese, hanno raccontato in un locale stracolmo la loro esperienza della rotta migratoria dei Balcani occidentali, porta d’ingresso dell’Europa per più di 128mila persone migranti solo nel 2022. Perché i Balcani? Perché Federico, redattore a Bruxelles per Eunews, ha inaugurato nel giugno 2020 “Barbalcani”, una newsletter settimanale in italiano e in inglese in cui racconta storie poco conosciute sugli otto Paesi dei Balcani Occidentali. E perché l’ultimo album di “Ulula e la Foresta”, intitolato “Poveri noi”, racconta il viaggio della band nei Balcani e la creazione di un laboratorio artistico nel campo profughi di Bihac, al confine tra Bosnia e Croazia, in collaborazione con l’associazione veronese One Bridge to Idomeni.

Con la recente crisi Italia-Francia sulla nave Ong Ocean Viking, a Bruxelles si sono accesi nuovamente i riflettori sulla gestione del fenomeno migratorio: «Spesso lo si racconta con parole improprie, come flussi, ondate, disumanizzando la questione; invece è sempre buona cosa ricordarsi che dietro ci sono le storie delle persone, storie vere», racconta Federico Baccini. Storie raccontate attraverso la visione di spezzoni del mini-documentario girato da Ulula e la Foresta, e curato da Nicola Veronesi, con le testimonianze di persone migranti bloccate alla frontiera e di giovani bosniaci che cercano di accoglierli.

«Qui, nel cuore delle istituzioni Ue, spesso ragioniamo in maniera fredda, politica - ammette Baccini - e pensiamo che il problema possa essere risolto solo dai decision makers: ma in realtà anche i bosniaci stessi, dal basso, si sono organizzati per dare una mano». Lorenzo “Ulula”, al microfono di Radio Adige Tv prima del Verona Digital Music Fest della scorsa primavera, aveva raccontato “la costante” del lavoro della sua band, quel «voler sempre dedicare un pensiero agli altri», che li ha spinti a intraprendere il progetto nel campo profughi di Bihac e a attivare una raccolta fondi in sostegno alla onlus locale “U Pokretu”, per ristrutturare il vecchio centro culturale della città.

Gli “altri” come Marine, giovane ragazza francese che ha fondato “U Pokretu”, o come Daka, che dopo anni nel mondo della cooperazione internazionale è tornato a Bihac per sostenere la comunità locale e offrire un po’ di normalità ai giovani migranti. Dopo le testimonianze dalla frontiera bosniaco-croata, la serata si è conclusa con un live acustico di Lorenzo. Una chiusura perfetta, per una serata veronese nel cuore dell’Europa.

 

Simone De La Feld