«I fratelli Ferroni erano alpini, ma ancora prima erano scout». Inizia così il racconto della storia di Gino e Marcello, fratelli veronesi caduti in guerra nel lontano 1943. Davanti alla targa commemorativa che ricorda il loro sacrificio, posizionata accanto al nome di via Ferroni, decine di scout e alpini della sezione Verona centro insieme ad autorità civili, hanno ricordato giovedì la battaglia di Nikolajewka (Russia) avvenuta il 26 gennaio di 80 anni fa in cui perse la vita Gino e, poco dopo, Marcello.
In concomitanza con la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini istituita il 27 gennaio, il presidente della sezione alpini di Verona, Luciano Bertagnoli, ha precisato che la cerimonia è l’occasione «per ricordare tutti i martiri, anche quelli ignoti, perché sono i nostri padri, le nostre radici, e da loro dovremmo cogliere sempre quel grido di dolore che ancora adesso ci fa venire la pelle d’oca se pensiamo a quanto hanno patito per rendere questa Italia migliore».
Gino, decorato con medaglia d’oro al valor militare, ha studiato al liceo Maffei e dopo la laurea in legge a Padova ha lavorato come assistente all’Università Cà Foscari di Venezia, mentre Marcello, medaglia in bronzo al valor militare, era un medico. Entrambi hanno fatto parte della sezione di Verona del Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani (CNGEI) e con la chiamata alle armi sono diventati ufficiali degli alpini partecipando alle campagne di Grecia e Russia.
Dopo l’alzabandiera con il canto dell’inno italiano e la deposizione della corona di alloro, è intervenuto il capogruppo della sezione alpini di Verona centro (intitolata proprio ai fratelli Ferroni), Riccardo Bonomi, per una commemorazione in ricordo dei due giovani. «L’unica cosa che conta è ricordare – ha spiegato - e fare in modo che non venga dimenticato l’enorme, immenso dono che avete fatto all’Italia, a tutti noi con il sacrificio della vostra vita».
Gino è morto ferito in campo, mentre Marcello, fatto prigioniero, è morto durante la camminata chiamata “Marcia del Davai” verso i campi di prigionia. L’assessora comunale alla sicurezza, legalità e trasparenza, Stefania Zivelonghi, si è soffermata su ciò che i due giovani erano prima della guerra e su ciò che avrebbero potuto dare «con la loro competenza, umanità e partecipazione attiva nello spirito degli scout. Mi auguro – ha asupicato – che ognuno di noi faccia la propria parte affinché non ci siano più questi sacrifici». Un invito a «provare a migliorare il mondo che ci è stato affidato» è arrivato anche dalla presidente della Seconda Circoscrizione, Elisa Dalle Pezze, che ha spiegato come il quartiere di Borgo Trento ricordi molti avvenimenti e persone legati alle due Guerre Mondiali. Nelle parole di Andrea Tenci, capitano della sezione CNGEI di Verona, è emerso tutto l’orgoglio di avere avuto come iscritti i fratelli Ferroni, dei quali è ancora conservato un manoscritto autografo risalente al 21 aprile 1923. Ha sottolineato i valori e i principi che alimentano il movimento scout e che «aiutano i giovani a diventare dei buoni cittadini».
In una lettera di Gino del dicembre 1942 si legge che è andato in guerra «perchè sentivo di dover partecipare anch’io a questo grande destino di dolore che ha colpito tutta la nostra generazione. Il mio posto non poteva essere che vicino all’umile fante, in prima linea, perché là soltanto si conosce e si soffre, in tutta la sua realtà di dolore, la guerra».