- 09 febbraio 2023, 13:18

Veronesi Protagonisti 2023: Alessandro Beverari

Alessandro  Beverari, clarinettista

Alessandro Beverari, clarinettista

Dossobuono – Ginevra – Tokyo, solo andata. È questo il viaggio che il clarinettista classe 1988 Alessandro Beverari ha intrapreso ormai da qualche anno e che lo ha portato, inevitabilmente, lontano da casa. Partito subito dopo aver terminato gli studi al conservatorio di Verona, Alessandro ha fatto tappa a Ginevra, dove si è diplomato al Conservatorio Superiore, e alla fine è approdato nel Sol levante, dove risiede tutt’ora ricoprendo il prestigioso ruolo di primo clarinetto della Tokyo Philharmonic Orchestra. Alessandro, che potremmo definire senza timore un “genio” della musica, è uno spirito libero: ci ha raccontato che, secondo lui, «fare il musicista professionista in Italia è molto difficile», ma ogni tanto nella sua Verona ci torna. 

Da Verona, e più precisamente da Dossobuono, dove vive la famiglia, è iniziata l’avventura musicale. «Nel mio paese d’origine c’è una banda e all’età di nove anni, quando ho iniziato a frequentare la scuola di musica suonando il pianoforte, mi è stato assegnato il clarinetto all’interno della banda. Ho iniziato così, per divertimento. Poi dalla banda sono passato al Conservatorio di Verona, dove ho fatto i miei studi fino ai 21 anni. La mia più importante formazione è stata al Conservatorio Superiore di Ginevra, dove ho vissuto quattro anni. E l’anno dopo che mi sono diplomato a Ginevra, sono partito per Tokyo».

La scelta di andare via dall’Italia è motivata dalla voglia di vedere la luce in fondo al tunnel, spesso difficile per chi decide di dedicare la sua vita alla musica. «In Italia, quando ero più giovane, vedevo speranze, poi ne ho viste sempre meno. Così ho cercato di abbattere le mie barriere, in tutti i sensi, non solo territoriali e di andare in cerca di nuovi insegnanti, concorsi e concerti. Tokyo ha un sacco di opportunità e la città è grandissima, ma allo stesso tempo offre un sacco di servizi per la persona. Inizialmente è stato un po’ difficile, ma poi sono riuscito sempre di più a creare delle relazioni interpersonali. Adesso posso dire che la collega che suona vicino a me il fagotto nell’orchestra è come se fosse mia sorella.

Nessun rimpianto sulle scelte fatte negli anni, anzi: il desiderio di costruire qualcosa in Giappone è sempre più grande. «A Tokyo ora non lavoro solo con l’orchestra - precisa Beverari -: insegno all’università il clarinetto, ho i miei concerti di musica da camera, faccio lezioni private e lavoro anche con altre orchestre. Spero di continuare a fare quello che sto facendo con un po’ più di tempo per me, anche per studiare. Per esempio, mi piacerebbe molto studiare il pianoforte, imparare a improvvisare. Mi piacerebbe anche avere una famiglia e magari cercare di riavvicinarmi un po’ all’Italia. Però se fra dieci anni fossi ancora in Giappone non sarei sicuramente triste».

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Redazione Verona Network

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