Storie di persone | 11 febbraio 2023, 10:00

Francesco Testi, tra sogni e fumetti

Francesco Testi, tra sogni e fumetti

Quando parliamo di sogni, spesso lo facciamo a bassa voce, come per impedire alle speranze che lo animano di dissolversi nell’aria. C’è chi sogna in grande, chi ha una lista vera e propria e c’è chi, pur di realizzarlo, si butta nella mischia rischiando di uscirne acciaccato ma vincente. Qui si inserisce la storia di Francesco Testi. Classe 1990, originario di Rovereto ma residente a Verona da sempre, lavora come sceneggiatore e scrittore di fumetti per la Sergio Bonelli Editore da quando aveva solo 21 anni, forte della sua sconfinata passione sia per la scrittura che, ovviamente, per i fumetti. Nel corso degli anni Francesco si è formato “a bottega” da grandi sceneggiatori, avendo l’opportunità di scrivere storie per “Tex”, “Dampyr” e “Zagor” (al quale lavora attualmente). È lui la prova vivente che i sogni, spesso, sono solo a un battito di cuore di distanza: basta afferrarli.

Francesco non capita tutti i giorni di diventare sceneggiatore per una grande casa editrice a soli 21 anni. Come ci sei riuscito?

Io sono sempre stato un appassionato di fumetti fin da bambino. Leggevo le storie di “Tex”, che era il mio personaggio preferito ed è nata a quel tempo la voglia di poter scrivere, un giorno, le sue storie. A 21 anni ho avuto il coraggio della gioventù, chiamiamola anche impudenza, di mandare una lettera alla Bonelli Editore, in cui raccontavo la mia passione per “Tex”, cosa mi aveva colpito del personaggio e cosa avrei voluto raccontare io e, quindi, mi sono offerto come collaboratore. Sergio Bonelli mi ha quindi fatto chiamare da Mauro Marcheselli, che all'epoca era redattore capo, e mi ha manifestato la sua approvazione. Però mi ha anche detto che era necessario fare esperienza prima di poter arrivare a scrivere il personaggio di fumetti più venduto d'Italia. Dopo la morte di Sergio Bonelli ho ripensato a quella chiamata e ho quindi richiamato Marcheselli dicendogli che avrei voluto fare la gavetta necessaria per arrivare un giorno a “Tex”. Sono quindi stato messo alla prova da Mauro Boselli, che era lo sceneggiatore principale di “Tex”, responsabile del personaggio di “Dampyr” e soprattutto il mio sceneggiatore preferito. Il primo soggetto per “Dampyr” l’ho scritto al telefono. Boselli mi disse: «fammi dieci tavole di sceneggiatura. Se vanno bene, bene, altrimenti sei fuori». Alla fine ce la feci. È stato un maestro durissimo, però mi ha insegnato molto.

Come si costruisce una sceneggiatura?

La partenza è, come sempre, un'idea. Bisogna avere l'idea di quella che sarà la storia e soprattutto se si lavora per un fumetto seriale, bisogna tener presente tutto quello che c'è stato prima, perchè le storie non devono assomigliarsi troppo. Una volta che si è avuta l'idea bisogna estrapolare il soggetto, che sarebbe la scrittura, una specie di racconto breve in cui bisogna spiegare dall'inizio alla fine quello che avverrà all'interno dell’albo, così che l'editor sappia che cosa abbiamo in mente di sceneggiare. Qui inizia il difficile, perché non basta scrivere la vicenda, bisogna spezzarla in scene da mettere in ogni tavola e in ogni vignetta, descrivendo quali personaggi agiscono, come fanno certe cose, come sono a livello di descrizione, che inquadratura deve fare il disegnatore. Siamo sia registi che montatori e, per certi versi, cameramen.

Come mai hai deciso di scrivere fumetti e non, magari, un romanzo?

Io ero partito, in realtà, con l'idea di fare il romanziere, mi piaceva scrivere in prosa, ma avevo un problema: col pensiero ero più veloce di come scrivevo, quindi mi annoiavo. Quando, invece, scrivo una sceneggiatura per un fumetto, la testa va alla stessa velocità della mano. Però è una cosa che non considero lontana dai miei interessi, quindi non escludo che un giorno effettivamente potrei anche cimentarmi nella scrittura di un libro.

Hai un genere preferito di fumetti?

Il western è sicuramente il mio genere preferito e prevalentemente gli albi Bonelli, ma anche gli albi più autoriali, tipo il “Ken Parker” di Berardi o “Magico Vento” di Manfredi, però devo dire che il genere d'avventura in generale mi piace. Quindi anche i supereroi li ho sempre divorati, come “Batman”, o anche i manga come “One Piece”. Secondo me un buon fumetto è un buon fumetto. Non importa il genere, non importa l'area geografica in cui viene fatto. Quello che conta è, da lettore, quanto ti appassiona, e da professionista, cosa puoi imparare da un altro autore che ha raggiunto dei livelli validi e degni di apprendimento.

Le idee per le tue storie come ti vengono?

Dipende molto dalla storia. Alcune le avevo magari da tempo in canna e cercavo solo l'occasione di spararle. Invece altre mi sono proprio arrivate dal nulla, a ridosso di una scadenza fissata la mattina per il pomeriggio.

Tra dieci anni dove ti vedi, Francesco?

Sicuramente mi vedo a scrivere ancora, magari con la possibilità di spaziare un po’ di più. Mi piacerebbe anche immaginarmi con qualcosa di mio, perché oltre che raccontare avventure di personaggi già esistenti, mi piacerebbe poter entrare in edicola o in una fumetteria e dire “quello l'ho proprio creato io”.

 

 

Giorgia Preti