Cultura e spettacoli - 24 febbraio 2023, 08:55

A Verona la nuova mostra "Hybrida" di Matteo Basilè

Nella Galleria Marco Rossi Arte contemporanea di Verona, abbiamo visitato in anteprima la mostra “Hybrida” con le opere di Matteo Basilè, classe 1974, artista tra i primi che hanno fuso arte e tecnologia, sulla scena fin dagli anni 90, vive e lavora a Roma, città di cui si porta dietro tutti gli echi classici e barocchi.

A Verona la nuova mostra "Hybrida" di Matteo Basilè

Non chiamatela fotografia, perché quella è solo lo strumento, dipinti si addice di più alle opere di  Matteo Basilè; ritratti nello specifico, quel senso di ri-cavare l’immagine, scavare per fare venire  fuori, svelare, che è poi il compito stesso dell’arte tutta.  

Scavare per ricavare l’origine di un’umanità che sta cambiando: il percorso delle opere esposte  segue il filo rosso di un pre, durante e post pandemia Covid 19 che ci ha cambiato la vita, il modo di  pensare, di vedere la realtà.  

“Da dove veniamo, Chi siamo? Dove andiamo?” quelle domande ancestrali che già si fece Paul  Gauguin esponente dell’Impressionismo, sembra riprendere l’opera con una donna nuda dai lunghi  capelli dentro una “tagliata etrusca”, una strada scavata che univa il mondo terreno con quello  dell’oltretomba, ma serviva anche da via idraulica, là dove l’acqua da sempre è vita.  

L’acqua è anche in un’opera protagonista come specchio del passato dove un vecchio santone  sembra avere preso forma umana scendendo dalla sua posa classica di statua mitologica nel cortile  dei Musei Vaticani, in una sacralità trasversale dove non c’è Dio, ma un’umanità consapevole della  sua forza nelle differenze, nell’alterità, nell’inusuale, nello straordinario, dunque magnifico.  

C’è tanto di Caravaggio nelle opere di Basilè, quell’idea di uno specchio in cui l’uomo Narciso  supera l’inganno e sa riconoscersi nel contemporaneo.  

Un contemporaneo che ha la posa, la luce e la profondità dell’arte fiamminga del Cinquecento e del  Seicento, rievocando un Oriente che ha da sempre saputo conservare una magia ed una  contraddizione impastandole tra loro.  

Da qui il titolo della mostra “Hybrida” che raccoglie contaminazioni di diversità impossibili che  diventano realtà e quell’idea di Ubris greca che è la forza creatrice.  

Una classicità che ritroviamo nell’ultima opera, in senso temporale, ricca di contaminazioni: una  maschera dell’artista francese Muriel Nisse indossata dalla novella “Maria” con un abito dal set del  “Vangelo secondo Matteo” girato da Pasolini nel 1964, ed un “Giuseppe” albino, quella sacra  coppia che nel contemporaneo mostra tutta l’umanità che si porta dietro e dentro, dove la Madonna  di azzurro ha solo la punta dei capelli, come moda contemporanea di tante donne di oggi che  cercano della diversità una maniera di essere se stesse.  

L’abito, ebbero l’abitare il contemporaneo, indossare lo spazio che ci circonda con tutte le sue  contaminazioni e contraddizioni è la vera Bellezza. 

“Hybridiamoci”, senza avere paura del diverso perché la nostra storia, la nostra arte, la nostra  eleganza e la nostra cultura sapranno darci una nuova identità coerente con noi stessi, sembra il  messaggio di Matteo Basilè. 


Daniela Cavallo

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