Storie di persone | 28 febbraio 2023, 17:07

Di città “green” e futuri sostenibili

Di città “green” e futuri sostenibili

Pensare il futuro non è poi così difficile. La ricetta è semplice: innovazione, sostenibilità e tanto senso civico. Un piano lucido quello di Valentino Wang, studente al secondo anno del liceo scientifico quadriennale presso l’Istituto Aleardo Aleardi - International School of Verona, che ha portato a casa il premio “Pensofuturo”, una sfida di originalità tecnologica per migliorare lo stile di vita in un futuro non troppo lontano. 

Folta la concorrenza: 300 idee da scuole da tutta Italia ma quella di Valentino Wang è risultata tra le migliori cinque in assoluto ed è stata premiata in occasione della sesta edizione della Treviso Creativity Week.  

Valentino ha 16 anni, origini cinesi; cresciuto a Verona ha anche l’accento veneto: è deciso e pragmatico, spontaneo come conviene alla sua età. Oltre alla scienza ha una grande passione per la mitologia norrena che ritrova nei suoi videogiochi preferiti. 

Come è nato il tuo progetto sul futuro sostenibile? In cosa consiste?

È un’iniziativa proposta dalla scuola a cui ho aderito con entusiasmo, ero affascinato dall’idea di poter progettare una città del futuro in termini concreti, non utopica. Così ho messo a punto “Train CITY”, una città sostenibile in cui l’unica via di percorrenza è una rotaia ovale su cui circolano mezzi elettrici. La città è alimentata con fonti rinnovabili e nasce lungo un fiume, proprio come Verona, da cui ricava energia idroelettrica. Di giorno la città si muove con l’energia solare, di notte o in carenza di luce naturale, vengono usati pannelli fotovoltaici montati sul treno e sui tetti delle case. Niente macchine né autobus, solo tante aree verdi e strade percorribili in bici o a piedi. Così immagino il futuro: una città aperta, respirabile e green.

Come sei riuscito a concretizzare questa idea in un vero progetto?

Fondamentale il sostegno e l’aiuto del docente di Business, che ringrazio per avermi supportato e per aver speso tanto del suo tempo extra scolastico per formalizzare il progetto e aiutarmi nella presentazione. L’idea nasce pensando semplicemente a ciò che vorrei, la città in cui mi piacerebbe vivere; uno stile di vita salutare, una vera e propria filosofia di approccio al futuro. Così l’ho messa in pratica e ho allestito il mio progetto per poi presentarlo in sede di concorso: è stato un momento davvero emozionante perché avevo tutti gli occhi puntati addosso, sul palco, e le orecchie tese. Manager, esperti, membri di team industriali hanno ascoltato e giudicato promettente la mia idea. Ho sorriso tanto quel giorno. Sono soddisfatto e orgoglioso. 

Il progetto mette a fuoco la sostenibilità come valore e come cardine per il futuro; un termine, oggi, spesso abusato: per te cosa significa?

Sono convinto che oggi la parola sostenibilità sia troppo usata, stropicciata, e si stia perdendo in parte il valore. Mi dispiace vedere che tante aziende la usano come slogan, come modo per convincere utenti e consumatori facendo business senza avere alla base un vero progetto sostenibile. In questo, forse, noi giovani siamo più attenti: il mondo sta soffrendo e da ogni parte è stato lanciato l’allarme ambientale. Dobbiamo fare qualcosa, non possiamo solo guardare. Sostenibilità è consapevolezza e senso civico, è fare ogni giorno la propria parte anche nei piccoli gesti quotidiani che, in ottica globale, fanno la differenza.  

Hai progettato il futuro di una città, il tuo qual è?

Ho un bel piano in mente (sorride, ndr). Terminare il Liceo con buoni voti e iscrivermi alla facoltà di medicina, vorrei tanto andare a studiare in Inghilterra perché sono convinto che una materia approfondita in inglese possa aprire più porte. So che i test sono duri e che dovrò prepararmi molto bene ma sono competitivo. Vorrei diventare un ricercatore nel campo della lotta ai tumori, cercare nuove cure e terapie per un lavoro che non sia solo “mio” ma che possa aiutare gli altri.

Erika Funari