Storie di persone - 28 febbraio 2023, 00:00

“A rifare il mondo”…partendo dalle parole

“A rifare il mondo”…partendo dalle parole

Scrivere soltanto scrivere. /Certe volte me l’immagino come un omino / sbadato / correndo correndo lascia una traccia di blu.

Ci sono tanti modi per dire le cose. Ci sono tanti modi per scriverle. Uno di questi è la ricerca di parole che esprimono immagini, sentimenti, sensazioni altrimenti indicibili. Avete presente quando vi capita qualcosa di meraviglioso e dite solo: “è inspiegabile”? Cioè non si spiega: è qualcosa di piegato, compattato, che non si riesce a distendere. Poi leggi delle parole su una pagina, che terminano in spazi bianchi, come fossero precipizi, e ti rendi conto che “sì, proprio così, è quello che avrei voluto dire”. Il poeta e la poetessa fanno questo: spiegano (ex-plicano, piegano fuori) con immagini e suoni. Ecco allora che l’atto di scrivere diventa un omino che corre. Ecco che “scrivere è quando stai bevendo da una tazza e quella si spezza […] Un sogno di coccio/che ti taglia e duole. / E tu incolli /le crepe / di parole”.

C’è una scelta dietro a ogni parola, ponderata, calata sulla carta come piuma delicata. Segue una danza, al suono di una musica interiore. Gioca con le altre parole. Questo è quello che fa Ilaria Rigoli, poetessa veronese, insegnante pure. «La poesia è una voce prima di tutto, con la quale si creano momenti di intimità». Lei, mamma di due bambini, si nutre di poesia da quando è piccola. Grazie anche alla maestra, che leggeva Rodari e faceva scrivere sul suo modello. Ilaria si divertiva a batterle a macchina e regalarle ai parenti a Natale. Poi tra l’adolescenza e i 25 anni si è dedicata al teatro, leggendo molti testi anche non italiani. E scriveva. «Era un modo per tenere una sorta di diario e mettere in ordine i pensieri». E non dimentichiamo che la scrittura «è un’arte che ha regole e richiede artigianato, imitando e leggendo». L’incontro e la formazione con Nadia Terranova, prima, e con Beatrice Masini, poi, l’hanno spronata a pubblicare le sue poesie. Versi sentiti, pensati e scritti per tutti. Proprio tutti: dai bambini agli adulti. «Il punto è non escludere». Ilaria parte quindi dalla prospettiva dei bambini, perché così le viene naturale, così fa da sempre. «Ho letto sempre tanto, ma ho continuato a preferire la letteratura per ragazzi». Perché? «Un po’ perché tentiamo sempre di tornare all’Isola che non c’è, e un po’ perché è aperta al futuro». Citando Bianca Pitzorno ci spiega che «la letteratura per ragazzi può parlare di qualunque cosa tranne che di eros, e non deve essere pessimista, priva di speranza». Non è quindi un caso che nella sua prima raccolta di poesie A rifare il mondo, edito da Bompiani e finalista al Campiello Junior, Ilaria Rigoli rivela la sua sensibilità per il cambiamento climatico. «Andiamo a rifare il mondo / serviranno le parole brave / le parole forti / le parole verdi. / servirà il silenzio delle foreste, il pensiero / di tutte le teste. / Serviranno giorni / serviranno mani / serviranno la rabbia / di oggi, e la pace / di domani».

Un senso di speranza che Ilaria ripone nella stessa poesia: «chiunque, a qualsiasi età, può essere poeta alla sua maniera». È proprio rivolto ai ragazzi il progetto al quale collabora: il Junior Poetry Magazine, la prima rivista di poesia per ragazzi, nata sulla scia del Junior Poetry Festival di Bologna, alla cui ultima edizione hanno partecipato poeti e poetesse da tutto il mondo. «Da qui è nata l’idea di fondare anche un Centro studi di poesia per ragazzi, in cui possano essere raccolte tutte le poesie partecipanti al concorso». L’obiettivo di fondo è quello di «sganciare l’idea che la poesia sia rilegata alla scuola, cioè unicamente a fini scolastici».

Allora se la poesia «è il rumore che fanno le cose / quando cadono», ma anche «il suono del coltello nell’aria, / la goccia, / il fumo», la speranza è che la si ascolti, la si percepisca anche quando non è evidente, la si senta dentro, perché esca. Lo facciano tutti: adulti, ragazzi e bambini.

 

Giovanna Tondini

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