Immaginiamo una giovane donna di 27 anni con tanta passione e un talento sopito che, nello spazio della sua cameretta, lavora all’uncinetto: confeziona cappellini come le hanno insegnato le suore, poi, alcuni passaggi più difficili, li ha perfezionati con la nonna. I berretti sono carini, davvero graziosi, e tutte le amiche di scuola ne volevano uno. Anche i negozi in centro a Verona cominciano a prenotare e rivendere questi cappellini. È il 1995 quando questa giovane donna riempie una valigia di cappelli e coraggio e si reca in via Borgo Nuovo, a Milano, da un celebre stilista. È il giorno in cui cambia per sempre la sua vita, come in un film. Lui è Giorgio Armani, lei Alessandra Broggiato e i loro nomi sono legati ancora oggi. Quel sogno di ragazzina si è trasformato in uno degli atelier di alta moda più importanti a livello nazionale.
Alessandra Broggiato oggi è un’imprenditrice di successo dell’haute couture e fondatrice di Gioia 12, polo d’eccellenza italiana con sede a Verona che riunisce i maggiori creativi del mondo della moda. Le commissioni arrivano dall’alta moda: Michael Kors, Valentino, Armani, Dior e tanti altri. Sulle loro passerelle o sulle pagine delle riviste patinate i fiori di Alessandra ci sono sempre. È lei, dietro le quinte, a confezionare i famosi mughetti di Dior che vengono poi applicati sugli abiti e impreziosiscono stole e cappelli.
Come nasce la sua passione e come si canalizza nelle creazioni?
Dai lavori all’uncinetto, nel 2004, sono passata a elementi più complessi quando ho conosciuto Roberta, una signora che mi ha insegnato a comporre fiori di stoffa. È un lavoro certosino che lei svolgeva in un piccolo laboratorio con attrezzi fatti ad hoc da un fabbro. Mi sono appassionata a quel mondo e ho rilevato, negli anni, attrezzi da tre differenti laboratori che risalgono all’inizio del ‘900. Ne vado orgogliosa e, ancora oggi, con quelle tecniche antiche e quegli strumenti produco fiori in stoffa. La mia artigianalità creativa si esprime anche in accessori come borse, cerchietti, velette, cinte e spille con tecniche tradizionali e materiali sperimentali: ora, ad esempio, sto lavorando a una collezione sostenibile in cui i petali sono ricavati dai teloni in plastica usati dai contadini per coprire le fragole. Li recupero, li sottopongo a lavaggi e trattamenti specifici, per poi donare loro una nuova vita: dalla terra alle passerelle.
Gioia 12 è il suo atelier ma è molto più di uno spazio dedicato alla moda, è un vero progetto: come prende forma?
Gioia 12 è la realizzazione di un sogno. È un polo di eccellenza italiana, un potente network nel mondo dell’alta moda e dell’artigianato di qualità. È un laboratorio creativo dove il saper fare non viene gelosamente custodito, ma viene insegnato, tramandato, mostrato e condiviso. In via Flavio Gioia 12 a Verona diamo casa alle idee di imprenditori e imprenditrici non solo italiane, ma che gravitano nel circuito internazionale della moda. Tra questi MissD che confeziona calzature su misura, Icudal creatore di gioielli unici, Lab d'Elite, allestimenti floreali con Idee da Sogno e Ad creazioni in carta. Gioia 12 è anche un centro di formazione dove teniamo diversi corsi: dalla scuola di portamento per ragazze e signore, al corso di Modisteria con Dario Quintavalle e di fotografia con Leonardo Ferri. Anche io tengo una masterclass in cui insegno l’arte dei fiori di seta: è il primo e unico corso in Italia dove si apprende questa antica lavorazione.
Quali sono i progetti in cantiere?
Tanti, anzi tantissimi. A marzo saremo a Milano con un progetto dedicato agli sposi visto che siamo partner di Le Fate, atelier meneghino di abiti da sposa fatti a mano; ad aprile ci sarà un importante evento dedicato al wedding per il quale sto confezionando una collezione alternativa: si tratta di una capsule per una sposa rock che è stanca di essere vezzosa e vuole mostrare la sua personalità anche nel giorno delle nozze. Poi ci sono in agenda tanti shooting e sfilate, settimane della moda e, soprattutto tanto lavoro, visto che spediamo le nostre creazioni in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone. Ciò che mi sta più a cuore è far sbocciare le nuove generazioni: ospito nel mio laboratorio ragazze da tutto il mondo per stage e tirocini formativi; è entusiasmante insegnare loro questa arte antica e avere la certezza che non andrà perduta ma che qualcuno, con amore e dedizione, porterà avanti parte del mio lavoro».