È nato nel cuore del quartiere di San Zeno, storicamente legato alla tradizione del carnevale veronese, il museo dedicato a questa manifestazione ludica e antica, risalente a circa cinque secoli fa. Non poteva trovare collocazione più adatta se non nella chiesa sconsacrata di Santa Maria della Giustizia Vecchia, di proprietà di Ater, precedentemente gestita dalla cooperativa sociale D-Gusto.
Nonostante lo spazio sia particolarmente ridotto per un museo che si pone come obiettivo raccontare un carnevale ricco e complesso come quello veronese, proprio l’ambiente raccolto consentirebbe di entrare in un piccolo mondo magico in cui potersi immergere immediatamente nello spirito giocoso della festa. Purtroppo non è così. I pannelli posizionati trasversalmente tagliano in quattro sezioni la navata creando delle stanze in cui, per ognuna, è esposto un costume. In alcuni angoli rimasti liberi ne sono stati posizionati altri insieme a gadget, album di figurine, statuine in gesso e terracotta, commende e fotografie.
Un tentativo ancora troppo timido di raccontare l’evoluzione del carnevale e la bellezza delle maschere storiche che riprendono personaggi realmente esistiti della cultura popolare veronese. Tutto il museo è stato concepito come un grande libro aperto in cui poterne letteralmente leggere le pagine senza avere la possibilità di entrare veramente nel mondo del carnevale fatto di colori, suoni, profumi e allegria. Al Comitato Bacanal del Gnoco va sicuramente il merito di avere avuto l’idea e di aver avviato il progetto.
Al posto dei numerosi pannelli avrei preferito un vero e proprio percorso museale scandito dai costumi dei comitati storici disposti cronologicamente in un’immaginaria linea temporale partendo dalla figura del Papà del Gnoco. Attorno, avrebbero trovato posto oggetti curiosi insieme alla ricostruzione di piccoli ambienti per contestualizzare i costumi, mentre sulle pareti potevano essere appese le fotografie più antiche del carnevale spiegato attraverso dei video racconti. Un progetto economicamente sostenibile che deve trovare la fattibilità materiale attraverso la disponibilità dei comitati e lo spirito di squadra nell’andare verso un unico obiettivo.