Cultura e spettacoli | 04 aprile 2023, 16:37

L'Angolo del cinema: "La legge di Lidia Poët"

L'Angolo del cinema: "La legge di Lidia Poët"

I tempi cambiano e così le serie tv di matrice nazionale. Dimenticatevi le soap opera dai toni troppo teatrali, le ambientazioni sciatte e i personaggi bidimensionali ai quali molte serie tv italiane ci avevano, ahimè, abituati. A dare uno slancio senza precedenti nel mondo seriale ci ha pensato “Le legge di Lidia Poët”, recentissima produzione Netflix, con protagonista una meravigliosa Matilde De Angelis, che sta conquistando l’Italia e il mondo con una storia vera: quella della prima avvocata d’Italia. Alla regia Matteo Rovere e Letizia Lamartire.

LA TRAMA

La storia si svolge interamente nella Torino di fine ‘800. Lidia Poët (Matilda De Angelis) è un’avvocata regolarmente iscritta all’Ordine, conduce una vita sregolata e libertina, che non si addice a una “signora” dell’epoca. In un’Italia ancora ben lontana dal concetto di “pari opportunità”, Lidia viene spesso ridicolizzata dai colleghi maschi perché “fare l’avvocato non è un lavoro da donne”. Lidia si trova così ad essere espulsa dall’Ordine e, completamente al verde, si rivolge al fratello Enrico (Pier Luigi Pasino), anch’egli avvocato, che la ospita in casa sua insieme alla moglie, alla figlia e al cognato, il giornalista Jacopo Barberis (Eduardo Scarpetta). Lidia, determinata a farsi riammettere nell’Ordine degli avvocati, collabora con il fratello aiutandolo a risolvere casi complicati e a difendere personalità di spicco della Torino dell’epoca.

CRITICA

In molti, quando hanno saputo che si trattava di una produzione italiana, hanno storto il naso. Altrettanti, al termine del primo episodio, hanno capito che “La legge di Lidia Poët” non è una serie tv come le altre. Anche in Europa e addirittura oltreoceano se ne sono accorti e a testimoniarlo sono i numeri: nelle classifiche mondiali della piattaforma, la storia della prima avvocata d’Italia è tra le prime dieci serie più viste della settimana. Complice la bravura della giovane protagonista e del cast intero, dei costumi che fanno venire voglia di tornare a quell’epoca lontana (solo i costumi, ndr) e della storia che gioca con su atmosfere “sherlockiane” ma tutte italiane. Molto interessante è anche la musica, che ben si amalgama con il mood della serie tv: un sound spesso e volentieri rock per una delle donne più forti e fuori dagli schemi che abbiano mai vissuto nel Belpaese.

Al di là del chiaro messaggio femminista che la serie vuole veicolare e delle vicende romanzate per necessità narrative, “La legge di Lidia Poët” si conferma una delle rivelazioni di questo 2023. Certo, si può sempre migliorare: il retaggio “teatrale” di diversi attori trapela di tanto in tanto anche a causa di dialoghi registrati in “presa diretta” e non ridoppiati, ma, nonostante ciò, il risultato che ne consegue è eccellente.

Giorgia Preti