Storie di persone - 14 aprile 2023, 09:47

Verso le Olimpiadi, alla velocità della luce

Verso le Olimpiadi, alla velocità della luce

È tornata da Istanbul con una medaglia d’argento al collo e, con l’emozione ancora negli occhi, ci ha raccontato tutto. Anna Polinari, 24enne di Marzana, sta costruendo, mattoncino dopo mattoncino, il suo futuro nella nazionale di atletica leggera e, lo scorso 5 marzo, ne ha piazzato uno bello grosso agli Europei Indoor arrivando seconda nella staffetta 4x400 insieme alle sue compagne (Alice Mangione, Ayomide Folorunso ed Eleonora Marchiando ndr). Incontenibile la gioia per il quartetto azzurro che, oltre all’argento, ha portato a casa anche il record italiano, grazie anche all’ottima terza frazione dell’atleta veronese, la seconda migliore del gruppo. Dietro a questo successo, come per tanti altri sportivi, ci sono anni di sacrifici, dedizione, ma, come ci ha confessato Anna «se c’è da fare serata fuori con gli amici, la faccio tranquillamente».

Quando hai iniziato a correre in pista?

Io ho cominciato a fare atletica quando ero molto piccola, alle elementari, grazie a mia sorella che aveva iniziato a praticarla. Entrambe facevamo nuoto ed eravamo un po’ stufe della piscina. Allora abbiamo detto “proviamo ad andare in pista”. Ci è piaciuto subito tantissimo, anche per l'atmosfera ed è uno sport che mi rispecchia tantissimo.

Da allora non ti sei più fermata e sei arrivata a livelli altissimi. Come ci sei riuscita?

Mi piace dire che l’atletica, quando sei piccola, deve essere un gioco. E più lo porti lontano, questo gioco, meglio è. Perché l'atletica, sia per le responsabilità che hai e anche per l'ansia che può farti provare, richiede abilità nel gestirla. Poi quando cominci a fare certi risultati capisci dove puoi arrivare e cosa serve per arrivare a quei risultati. Ora io mi alleno tutti i giorni e spesso anche mattina e pomeriggio con un giorno di riposo o due. Essere atleta è uno stile di vita, non solo sul campo, anche fuori: bisogna seguire una dieta, andare a letto a una certa ora. Lo sport è un sacrificio, ma non ti costa caro, perchè poi ti fa vivere emozioni impagabili.

E lo svago è concesso?

Sì, il mio allenatore mi ricorda sempre che sono giovane e devo vivere, che se voglio andare a ballare, oppure bermi un bicchiere di vino, lo posso fare. Quindi esco tranquillamente con le mie amiche, il mio ragazzo e se c'è da fare una serata fuori, la faccio.

Passiamo alla gara di Istanbul. A cosa pensavi mentre stavi correndo?

In realtà, più le gare vanno bene, meno mi ricordo (ride, ndr). Entro in uno stato di trance ed euforia. So solo che prima della competizione i tecnici e il mio allenatore mi hanno detto “riscattati”: la mia gara individuale non era andata benissimo, ma sapevo di stare bene e ho accumulato dentro di me della rabbia che poi ho incanalato nella staffetta. Appena ho preso il testimone non ho più visto niente: quando sono arrivata vicina alle avversarie le ho superate ed è stata un’emozione assurda.

Come vi eravate preparate prima della gara?

Nella staffetta è molto bello perché corri con compagne che normalmente sono le tue avversarie. Insieme ci carichiamo tantissimo soprattutto in quei 20 minuti prima della gara: diventiamo quasi sorelle, ci guardiamo negli occhi e ci diamo qualche sguardo che vale tutto. Ci incitiamo, urliamo, cerchiamo di far paura alle altre nazioni.

Cosa avete fatto quando avete capito di aver vinto l’argento?

Eravamo felicissime. Siamo corse tutte addosso a Eleonora, che era l'ultima frazionista, e abbiamo urlato. I tecnici ci avevano detto “se fate la gara della vita potete arrivare terze sperando in un record italiano” e alla fine abbiamo fatto di più: siamo arrivate seconde con record italiano (3'28"61, ndr).

E i tuoi prossimi obiettivi?

Sicuramente i Mondiali a Budapest che sono a fine agosto. Poi correre la staffetta che abbiamo qualificato l'anno scorso e magari anche l'individuale. C'è anche la Coppa Europa a inizio giugno che è un bel appuntamento e poi i Campionati Italiani a fine luglio. Adesso ricominciano gli allenamenti, poi le gare a maggio in preparazione e in qualifica di queste gare.

Parliamo di Olimpiadi. Una prima esperienza di avvicinamento l’hai già fatta a Tokyo, ma l’anno prossimo c’è Parigi…

Sì, sto lavorando per correre in quella staffetta e magari anche nella gara individuale. Io di Tokyo ho un bellissimo ricordo perché è stata la mia prima “atletica dei grandi”. In quell'anno ero entrata per la prima volta nella nazionale assoluta ed ero una riserva, quindi ho visto come ci si atteggia se ci si comporta in una gara di questo spessore e voglio essere tra di loro la prossima volta.

Il tuo sogno nel cassetto, quindi?

Sicuramente correre un'Olimpiade, magari una finale e magari anche con un record italiano. Quello penso sarebbe l'apice per ogni sportivo e il coronamento di ogni sogno e sacrificio fatto.

Guarda l'intervista:

 

Giorgia Preti

SU