Storie di persone - 20 aprile 2023, 00:00

La nuova custode della montagna veronese

La nuova custode della montagna veronese

Cent’anni passati a prendersi cura della montagna e di coloro che la approcciano. Cent’anni di passione e di rispetto per quelle cime che tanto possono dare e altrettanto possono togliere. La sezione CAI Cesare Battisti conosce bene le sue montagne e l’anno del “centenario” l’ha voluto rendere ancora più speciale con un cambio della guardia ai vertici: a raccogliere il testimone del presidente Maurizio Menozzi ci ha pensato, infatti, Rossella De Vecchi, prima donna alla guida della sezione del club. 67 anni, innamorata della montagna sin da bambina, Rossella ha accolto con soddisfazione la nomina dopo aver ricoperto dal 2018 la carica di vicepresidente del CAI Cesare Battisti, al quale è tesserata da ormai diciannove anni. Che sia d’estate (con le escursioni) o d’inverno (rigorosamente con le ciaspolate), Rossella è in simbiosi con la montagna, la sua maestosità severa, il suo silenzio assordante e la sua quiete apparente.

Rossella, quando ha cominciato a frequentare la montagna?

La passione mi è stata trasmessa dai miei genitori, come accade a molti veronesi, perché siamo vicini alle montagne. I miei genitori si sono conosciuti e innamorati in montagna e hanno sempre portato me e mia sorella a fare passeggiate. Poi, con l’adolescenza, mi sono allontanata anche se non ho mai perso il legame con la montagna. A mia volta, poi, ho iniziato a portare le mie figlie in montagna e, dal 2004, ho incontrato per caso la sezione CAI Cesare Battisti. Mi sono tesserata e ho approfittato di tutte le occasioni che mi hanno offerto. Io ora cerco di andare in montagna tutte le settimane.

D’estate e d’inverno, giusto?

Io non faccio parte della nobiltà dei frequentatori della montagna, che sono gli sci alpinisti. (ride, ndr) Noi siamo i più modesti "ciaspolari" e cito Alberto Perolo, già Presidente del CAI Cesare Battisti per 17 anni, che ha introdotto nel nostro club le ciaspole come pratica di montagna anche per andare su vette impegnative.

Passando alla nuova carica, cosa ha significato per lei essere nominata prima Presidente donna della sezione?

È un grande onore e un grande piacere considerando comunque che parliamo di una piccola associazione. Devo dire che essere Presidente, da una parte ti dà una bella carica di entusiasmo, perché vedi la possibilità di sviluppare la sezione o anche semplicemente conservare le cose belle che ci sono. Dall'altra parte è un ruolo che è stato terribilmente appesantito dalla burocrazia.

Essere a capo di un’associazione come il CAI Cesare Battisti significa anche dare gli input e le regole giuste alle persone che frequentano la montagna…

Sì, questo è un tema attualissimo perché dopo il Covid e con l’innalzamento delle temperature, tantissime persone hanno riscoperto la montagna. Da una parte questa è una bellissima cosa, perché la montagna vive se è conosciuta e praticata e se ha una sua economia che la sostiene. Dall'altra apre a diversi problemi, come l’ingenuità, per non dire a volte approssimazione o anche peggio, di molte persone che in montagna ci vanno senza valutare la pericolosità e la fragilità della montagna. Perché se non si è giustamente attrezzati, se non si considera la tempistica e tanti altri aspetti ci si può anche fare del male e si può far del male alla montagna stessa, magari rovinando i sentieri, lasciando rifiuti o spaventando la fauna. L’ambiente montano va rispettato e conosciuto per praticarlo in sicurezza. Noi come CAI cerchiamo di fare da “filtro” tra chi si accosta alla montagna e l'ambiente, però non è semplice.

Parlando di rispetto per la montagna, cosa ne pensa di tutti quei nuovi sentieri attrezzati che la rendono quasi un parco giochi che tutti pensano di poter approcciare?

La questione è veramente spinosa. In generale noi proponiamo una frequentazione della montagna che sia legata alla conoscenza della montagna, al rispetto della montagna e anche all'impegno: va avvicinata con fatica, pazienza, lentezza mentre al giorno d’oggi la velocità e il risultato immediato sono i valori dominanti. Vedere persone che arrivano in macchina a un parcheggio, prendono una funivia velocemente, arrivano a una via ferrata e la percorrono come se fosse oggetto di una performance e non di un'esperienza in montagna, dispiace moltissimo. Questa è la mia opinione personale al di là della condanna che il CAI fa di un certo uso della montagna come parco giochi. Ci vorrebbero politiche concordate fra enti locali, associazioni ambientaliste e le associazioni degli esercenti o di chi fa attività in montagna, per consentire una progettazione che permetta di contemperare le due esigenze: continuare a vivere in montagna con un'economia che ti sostenga e rispettarne le caratteristiche.

Tornando alla sua nuova carica. Quali sono le prime iniziative che vuole portare avanti?

Per me ci sono due obiettivi importanti nel mio triennio: il primo è legato all'ambiente e all'impegno a difenderlo. L'altra cosa che secondo me è importante è che queste associazioni, non solo il CAI, permettano sempre di più a chi si iscrive una vita associativa in cui ti riconosci in una piccola comunità che può condividere valori, atteggiamenti, pensieri.

Chiudiamo con il romanticismo. Cosa prova quando si trova in montagna?

Ho la sensazione dei grandi spazi, dei grandi silenzi, di una dimensione di quiete profonda e di apprezzamento della bellezza naturale che in città ci è preclusa. In città noi abbiamo bellissimi monumenti, abbiamo occasioni di vita stimolanti, però la nostra vita è molto connotata dalla velocità, dall'impegno, dal senso del dover fare le cose. La montagna è il momento in cui stacchi e sei in un mondo grande e bello.

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Giorgia Preti

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