Storie di persone | 22 aprile 2023, 18:24

L’importanza dei piccoli (grandi) gesti

L’importanza dei piccoli (grandi) gesti

Lo scorso 24 febbraio, al Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato gli attestati d’onore di "Alfiere della Repubblica", conferiti per l’anno 2022, ai giovani che si sono distinti come “modelli positivi di cittadinanza”, al fine di valorizzare comportamenti e azioni solidali in ambito sociale, economico o sportivo. Tra i premiati c’era anche Ettore Prà, 17enne agonista di ciclocross e mountainbike, di Monteforte D’Alpone, che durante una gara di mountainbike, lo scorso maggio, di fronte a una caduta rovinosa di un avversario, ha interrotto la sua corsa per soccorrere il collega. “Al di là dell’esito della competizione - si legge nella motivazione che ha accompagnato l’attestato d’onore -, che ha visto comunque Ettore primeggiare, forse la vittoria più prestigiosa sta nell’aver testimoniato che lo sport è anzitutto solidarietà, amicizia, rispetto per gli altri”.

Ettore, partiamo dalle emozioni recenti: che ricordo porti a casa da Roma?

Incredulità ed emozione prima di tutto, ho iniziato a realizzare il tutto solo quando mi sono trovato davanti a Mattarella. Poi il Palazzo del Quirinale, con le sue luci e i suoi decori: non avevo mai visto un posto così.

E delle parole che vi ha rivolto il Presidente?

Sicuramente farò mio l’invito a non cambiare mai, a rimanere come siamo adesso, continuando a fare questi piccoli gesti per poter essere d’esempio.

È importante premiare questi piccoli gesti?

Direi di sì, non tanto per chi li compie ma soprattutto per far sì che le nostre storie possano diventare fonte d’ispirazione, esempi da seguire anche nella normale quotidianità.

Ci racconti cos’è accaduto nella gara dello scorso maggio?

Era il 30 maggio 2022, durante una competizione di mountain bike a Farra di Soligo (TV). Davanti a me c’era un avversario, Matteo Ceschin, che è prima di tutto un amico. Durante un salto ha perso il controllo della bici, facendo un gran volo. Avevo assistito a tutta la scena e il mio primo pensiero è stato assicurarmi delle sue condizioni, così mi sono fermato per accertarmi stesse bene, con l’intenzione poi di ripartire insieme.

La sua reazione?

Era sorpreso, mi ha chiesto come mai non stessi finendo la gara.

È stato lui a raccontare dell’episodio?

No, io non l’avevo detto a nessuno, ma si è poi scoperto tramite le foto ufficiali della gara. Da lì la notizia è arrivata al Presidente Zaia, che ha raccontato quanto accaduto attraverso i social, mettendo in moto la macchina che mi ha portato fino al Quirinale.

Nel mondo dello sport che frequenti comportamenti come il tuo sono l’eccezione o la norma?

La norma. Tra noi atleti c'è molto rispetto in questo senso e molto supporto, soprattutto perchè le cadute rovinose sono all’ordine del giorno. Non era la prima volta che prestavo soccorso, forse ho un particolare sangue freddo che mi porta a intervenire in questi casi.

Chi ispira i tuoi comportamenti?

I miei genitori. Poi il mio allenatore, Andrea Beghini, che prima di tutto si preoccupa di insegnarci come vivere.

Nel tuo futuro cosa c’è?

Sicuramente il lavoro nell’azienda agricola di famiglia, che intendo portare avanti. Prima però conto di proseguire professionalmente con il ciclismo, almeno fino ai 30-35 anni.

Camilla Faccini