Community | 08 maggio 2023, 17:47

Report di sostenibilità, redigerlo sarà presto obbligatorio

Report di sostenibilità, redigerlo sarà presto obbligatorio

La CRSD (Corporate Sustainability Reporting Directive) è una direttiva dell’Unione Europea pubblicata il 14 dicembre 2022 che richiede alle grandi aziende di divulgare informazioni sui propri rischi sociali e ambientali e sull’impatto delle loro attività sulle persone e sull’ambiente. Nei 27 paesi dell’Unione Europea circa 50.000 grandi aziende e PMI quotate saranno tenute a rendere conto della sostenibilità all’interno della relazione sulla gestione nel bilancio civilistico. Le maggior parte delle aziende dovranno adottare le nuove norme nell’anno finanziario 2025, per il bilancio pubblicato nel 2026. Inoltre, la CRSD rende obbligatoria per le aziende la revisione delle informazioni sulla sostenibilità, oltre a prevedere la digitalizzazione delle relative informazioni. L’obiettivo della nuova direttiva è garantire che gli investitori e gli altri stakeholder (portatori di interesse) abbiano accesso alle informazioni necessarie per valutare i rischi e gli impatti di investimento derivanti dai cambiamenti climatici e da altre questioni di sostenibilità sociale, ambientale ed economica. 

La CSRD fa parte del Green Deal europeo, approvato nel dicembre 2019, che ha tra i suoi obiettivi quello di rendere l’Unione Europea climaticamente neutrale entro il 2050. Il Green Deal europeo prevede, inoltre, una serie di politiche e misure per la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento generale dell’efficienza energetica, la promozione delle energie rinnovabili, la lotta alla deforestazione e alla perdita di biodiversità, la riduzione dell’inquinamento atmosferico e idrico, la promozione dell’economia circolare e dell’agricoltura sostenibile, la realizzazione dell’efficienza energetica degli edifici, della durabilità dei prodotti e della mobilità sostenibile, condivisa, smart e intermodale. In quest’ottica, la nuova norma CRSD creerà una cultura di trasparenza sull’impatto delle aziende su persone e ambiente e ridurrà i costi di rendicontazione per le aziende nel medio-lungo termine, armonizzando le informazioni da fornire. Tali informazioni si dovranno misurare secondo gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) creati dall’EFRAG, ovvero il Gruppo Consultivo Europeo sul Reporting Finanziario, con la possibilità di integrarli con altri standard internazionali di rendicontazione di sostenibilità esistenti quali GRI o IFRS.

L’obbligo normativo ufficialmente non riguarda le PMI, ma ciò avviene in modo indiretto, attraverso due strade: dopo 3 anni dall’entrata in vigore della CSRD, le grandi aziende dovranno misurare i propri impatti e performance di sostenibilità lungo la filiera di produzione e di distribuzione, catena composta soprattutto da PMI che dovranno fornire i dati con standard semplificati; tuttavia, tali aziende potranno omettere di fornire le informazioni richieste andando incontro a rischi di mercato e normativi. In secondo luogo, come sta avvenendo già da 4-5 anni in Italia, si stanno diffondendo progressivamente le richieste di informazioni ESG (Environment, Social, Governance) da parte di aziende clienti capo-filiera, in largo anticipo e scollegate dalle richieste normative. Questo è dovuto alla volontà delle grandi aziende e della finanza di giudicare il livello e il percorso di sostenibilità delle filiere. Tali fatti sono di fondamentale importanza per comprendere come le PMI sono chiamate a intraprendere un percorso di sostenibilità sia dovuto a richieste da parte di terze parti, quali clienti capo-filiera, banche, pubblica amministrazione e altri, sia volontariamente come strumento di innovazione e di reputazione del proprio ecosistema aziendale, così da arrivare pronti con le informazioni ESG necessarie quando saranno richieste da terzi.

Redazione Verona Network