Storie di persone | 05 ottobre 2023, 15:51

Francesca Cheyenne, una vita da speaker

Francesca Cheyenne, una vita da speaker

Quando si conosce una persona con una vita piena come quella di Francesca Roveda, la domanda sorge spontanea «ma perché non ci scrivi un libro?». La risposta è intrisa di quell’umiltà che, alla fine, ti aspetti: «Beh, è una vita come quella di tanti altri». Eppure, cercare di condensare in pochi caratteri ciò che Francesca ci ha raccontato, seppur in una manciata di minuti, è stato complesso, ve lo assicuriamo. A partire dagli studi classici al liceo Maffei, passando per la sua giovinezza, costellata dai lavori più disparati per mantenersi durante gli studi universitari in lettere a Padova, fino ad arrivare al suo esordio nella televisione musicale “Match Music” nel 1995 e all’approdo in RTL 102.5 per un caso (o, meglio, un incontro) fortuito nel 2005.

Una vita piena quella di Francesca “Cheyenne” – come è conosciuta dagli ascoltatori – nella quale abbiamo riconosciuto almeno un paio di costanti imprescindibili: il lavoro, che spesso, ci ha detto, «è talmente bello da non sembrare un lavoro», e la sua amata città, Verona, che bramava quando abitava a Milano e che è tornata a chiamare “casa” in tempi recenti. A completare il “quadro” di Francesca, così denso di colori e dettagli, è il suo carattere indomito e fiero, animato da un fuoco perpetuo, al quale si aggiunge un pizzico di follia, ma non troppa: «non sono una da colpi di testa e non mi piacciono le sorprese. Anzi, spesso sono pericolose».

Chi è Francesca Roveda?

Beh, dipende da cosa si intende. Dal punto di vista professionale ho iniziato la mia carriera televisiva nel 1995, mentre mi stavo laureando in lettere a Padova con una tesi in Storia del teatro e dello spettacolo. Non avevo mai pensato di fare televisione, è stata una casualità: ho fatto questo provino a Match Music, un canale televisivo musicale, e ho iniziato lì. Ci svegliavamo la mattina e non si tornava a casa fino alla sera tardi: era la mia ragione di vita. Poi sono diventata giornalista pubblicista: ho scritto per varie testate, ho scritto alcuni libri e attualmente sto scrivendo il mio primo romanzo. L’esperienza di Match Music si è chiusa nel 2005, con la fine delle televisioni musicali e l’arrivo di YouTube. Quindi nel 2005 mi sono ritrovata senza un lavoro e, scrivendo alcuni articoli sugli speaker radiofonici di Verona, sono entrata in contatto con Valeria Benatti, che mi ha messo al corrente del fatto che a RTL 102.5 cercavano voci nuove. Io mi sono candidata, mi hanno chiamata e sono andata in onda per la prima volta la notte in cui è morto Papa Wojtyla. Lo ricorderò per sempre.

E dal punto di vista personale, invece, chi sei?

Se devo fare un bilancio della mia vita devo dire che sono abbastanza soddisfatta. Innanzitutto, sono soddisfatta di essermi laureata - perché era un mio “goal” - sono soddisfatta poi delle conquiste che ho avuto e che ho faticosamente raggiunto sul mio percorso, in cui non mi è stato mai regalato nulla. Durante gli studi mi sono mantenuta facendo un po’ di tutto: dalla barista alla cameriera, alla fotomodella. Ultimamente ho attraversato un periodo abbastanza difficile per un grave problema di salute che spero di essere riuscita a risolvere; quindi, diciamo che mi sento rinvigorita anziché abbattuta.

Mi hai parlato di “goal”. Qual è il più importante che hai raggiunto?

In generale direi il mio percorso professionale e, in particolare, la credibilità, che è una cosa che non ti può procurare nessuno: la costruisci con le tue competenze, i tuoi mezzi e le tue capacità.

Ma prima di diventare VJ e speaker, cosa volevi fare nella vita? Avevi un sogno?

Io studiavo lettere con l’obiettivo di diventare giornalista, scrittrice o insegnante.

Una domanda che ti avranno fatto in tanti: perché “Cheyenne”?

Quando iniziai a lavorare a Match Music c’era già un’altra Francesca. Quindi, dato che avevo lunghi capelli neri, zigomi pronunciati, ciglia folte e ricordavo un po’ i nativi americani, l’allora capo di Match Music, Edoardo Fiorillo, mi ha soprannominata “Cheyenne”. E siccome poi mi ha portato fortuna, l’ho mantenuto.

Un altro punto fermo nella tua vita sono i viaggi.

Appena posso parto! Devo dire che ho viaggiato moltissimo nel primo periodo della mia vita, quando studiavo e avevo la possibilità di stare in giro per il mondo anche dei mesi: in particolare in Norvegia – dove ho vissuto la straordinaria esperienza di andare a dormire quando c’era ancora chiaro – e in Kenya. Poi ho viaggiato per lavoro e quindi diciamo che di recente viaggio dove mi porta al lavoro. Anche perché io non ho un concetto di vacanza: mi basta fare una camminata nel bosco e mi rigenero. Per me andare in un posto deve avere un senso.

Il posto che più ti è rimasto nel cuore?

Lipari. È l’ultimo posto che ho visitato e ho avuto la fortuna di poter trasmettere da lì con RTL 102.5 in estate ed è un’isola che veramente mi ha rigenerata e alla quale sono molto affezionata, così come alla Sicilia in generale e, nello specifico, alle Eolie.

Quindi il tuo cuore resta in Italia?

Assolutamente sì, ma non tanto per campanilismo, ma semplicemente perché la nostra Italia è veramente qualcosa di straordinario. Certo non disdegno i viaggi all'estero: ho amato molto anche New York, i Caraibi, e in un futuro non troppo lontano voglio andare in India. Però ritengo che anche semplicemente prendere un weekend e andare a conoscere una città o un borgo antico in Italia che non si conosce, sia un bel viaggio.

La cosa più pazza che hai fatto?

Non sono una da “colpi di testa”, non amo le sorprese e non le faccio. Io credo che la follia, come cantava Pedrini in una sua meravigliosa canzone, “è un'amica che mi tiene compagnia”, quindi è sempre al mio fianco nella quotidianità.

Che mondo è quello della musica, dello spettacolo. È così inavvicinabile come sembra dall’esterno?

Non so se “inavvicinabile” sia il termine adatto. Io credo che sia un ambiente come tutti gli altri che si regge sulle stesse regole che reggono, purtroppo o per fortuna, il mondo occidentale. È tutto molto omologato al giorno d'oggi: non lo vedo come un ambiente di nicchia.

Qual è la cosa più difficile del tuo lavoro?

Premesso che noi siamo fortunati a fare questo lavoro perché, come dice il mio direttore artistico, non è neanche un lavoro a volte, talmente è bello e gratificante. Però come tutti i lavori può diventare routine. Si passa dagli eventi, e dalle interviste agli artisti, alla quotidianità che può essere anche noiosa.

L’intervista che ti è rimasta più impressa?

Ce ne sono tante! Ho avuto la possibilità di intervistare tante persone. Un’intervista di cui vado orgogliosa è quella a Francesco Guccini, ma mi viene in mente anche Vasco Rossi e intervistare lui è sempre una bella emozione.

Possiamo dire che è tra i tuoi artisti preferiti?

Sì, insieme al Liga (Ligabue, ndr) a pari merito.

Domanda a bruciapelo: cosa porteresti con te su un’isola deserta?

Sarebbe banale risponderti il fidanzato o gli affetti, quindi lasciamo perdere le persone. Penso che mi porterei sicuramente qualcosa per ascoltare della musica e un computer per scrivere. Vorrei portare anche il mio cane Drugo, ma non gli voglio così male (ride, ndr).

E parliamo di un altro grande amore: la tua città. Verona cosa significa per te?

Mi ci sono trasferita di nuovo qualche tempo fa. Ora vivo a Sona, in mezzo alla campagna. Poi spesso torno a Milano, dove sono stata per vent’anni, ma Verona su di me ha sempre una grande attrattiva. Quando abitavo a Milano tornavo in città quasi tutti i weekend.

Il tuo luogo preferito di Verona?

La Terrazza Bar Al Ponte.

Giorgia Preti