Il Museo dell’Arte del Ricamo don Nicola Mazza porta già nel titolo le caratteristiche di bellezza e di unicità che contraddistinguono le opere esposte. Aperto nel 1990, in occasione del bicentenario della nascita del sacerdote veronese, il museo o, meglio, le sale museali allestite all’interno dell’istituto, espongono oggi come allora dei veri e propri capolavori dell’arte serica a dimostrazione dell’alto livello raggiunto dalle maestre ricamatrici. A sancirlo, anche numerose medaglie d’oro e riconoscimenti dati in occasione di partecipazioni a esposizioni universali.
Le opere ricoprono un arco temporale di circa trent’anni poiché nel 1861 furono chiusi i due laboratori di ricamo e di creazione di fiori artificiali, oltre alla filanda. La scuola, invece, rimase attiva fino al 1960. In una delle due sale si possono vedere anche i fiori artificiali ammirati dall’imperatrice Sissi. Ciò che è esposto è solo una minima parte del ricco corredo, che manca, purtroppo, di una seria catalogazione. Andrebbe riprogettato l’intero spazio museale avvalendosi di ulteriori ambienti per l’approfondimento delle varie tematiche, dall’attività missionaria di don Mazza ai laboratori passando per le committenze.
Il valore del Museo risiede nella sua unicità e da ciò che ogni prodotto artistico rappresenta. Non è solo il riscatto di giovani donne africane, ma la dimostrazione che con amore e sacrificio chiunque può raggiungere risultati eccellenti. Lavori di così alto livello qualitativo sono una rarità nel panorama dell’arte serica italiana. Purtroppo, non ci sono più le maestre ricamatrici e la gestione del Museo, che fino a poco tempo fa era dell’istituto femminile, ora è affidata al maschile. Sarebbe un peccato se l’eredità del don Mazza venisse lasciata al completo abbandono senza nessuna attenzione per ciò che è esposto e che rischia, in alcuni casi, di venire irrimediabilmente compromessa se non si interviene al più presto. Per fortuna c’è chi, da molti anni, se ne prende cura organizzando attività culturali, laboratori e corsi: Teresa Zaja. Si spera che la buona volontà del nuovo Superiore, don Sandro Corazza, faccia il resto.