«L’Africa, salva l’Africa», sosteneva il beato Padre Giuseppe Ambrosoli, medico comboniano che, nel 1956, lasciò la sua Como, per andare in Uganda ad aprire ospedali e ad aiutare gli ugandesi a curarsi e a organizzare la propria vita. A gran voce, un’amica dal grande spirito missionario diceva: “anzitutto, tutti, ma proprio tutti devono poter sfamarsi, poi possiamo parlare d’altro”.
Lugo di Valpantena nella prima metà del Novecento ha dato i natali a parecchi missionari, andati in terre lontane con il loro bagaglio di esperienze, tramandando questo loro amore per il prossimo, che è anzitutto linfa per la crescita umana. Ripensando alla Valpantena del Dopoguerra, credo che a questo spirito missionario si siano rifatti i capi famiglia che hanno investito mezzi ed energie proprie per creare lavoro ai compaesani.
Ed è con questa esperienza che gli imprenditori Diego Dal Dosso, Vilmo Comerlati, Gianfranco Brunelli (ex direttore di banca) e Don Franco Dal Dosso hanno deciso di esplorare l’Africa. L’obiettivo era quello di visitare il continente, a loro sconosciuti, portando qualcosa di concreto. Diego Dal Dosso, oltre a lavorare i marmi per una vita, ha coltivato la passione per l’apicoltura, producendo miele denominato “Margherita”. Quindi perché non esportare lì questa attività?
La comitiva è partita il 10 luglio (con rientro ai primi di agosto) in direzione Tanzania e poi da lì, in Mozambico. In Tanzania, da Dar Es Salaam, i quattro viaggiatori sono entrati nei villaggi, ospiti delle Suore del Burundi (chiamate Suore Bene Maria), prendendo atto di «un mondo inimmaginabile. Se nei comprensori organizzati dalle suore e dai preti l’ordine prevaleva, fuori la povertà si toccava con mano», raccontano.
«Con don Fabio Gastaldelli e don Francesco Castagna siamo andati nelle varie missioni in Mozambico. Un territorio, quello della loro Parrocchia, grande come metà del Veneto, con all'interno 68 comunità, ancora più povero della Tanzania. Avviare un’attività semplice come quella della produzione del miele, in questi territori, non si presentava impresa facile - racconta Dal Dosso. - Tuttavia, tornati in Tanzania, con alcuni ragazzi tanzanesi (l’abbigliamento necessario lo avevamo portato noi dall’Italia) abbiamo aperto un primo piccolo laboratorio. Gli sciami madri delle api li abbiamo trovati nella foresta - faceva capo al tronco di un grande Baobab – e in una grande tana di formichieri. Abbiamo iniziato spiegando (spesso con la traduzione delle suore) le varie tecniche per gestire un alveare e produrre il miele».
Conclude Dal Dosso: «È stata un’esperienza fortissima, che ci impone di pensare al futuro. Il progetto sarebbe quello di promuovere tanti piccoli centri di produzione del miele. Ovvio, servono fondi che potremo raccogliere attraverso i padri comboniani, i quali dovranno anche convincere gli africani che il progetto è buono e ne vale la pena».
Per Vilmo Comerlati, abituato alla velocità della lavorazione degli agglomerati, di questo suo primo viaggio in Africa, gli sono rimaste impresse due realtà: «la grande povertà (meglio parlare di miseria in Mozambico) e l’attenzione dei tanzanesi per imparare e migliorare la loro vita».
Per Gianfranco Brunelli è stata «un’esperienza positiva sia in linea generale che nei dettagli della conoscenza dell’attività di apicoltura. Vivere nei villaggi, in mezzo a queste persone, è stato davvero emozionante. Non solo. Abbiamo testimoniato la nostra diversa considerazione della donna (anche nella quotidianità) e delle capacità imprenditoriali da sviluppare insieme».
Per contribuire a questo progetto, è possibile versare, tramite bonifico bancario a: Missionari Comboniani (Mondo Aperto) Iban: IT43 G 03032 11702 01000 0002291, Causale: Congoskill – Api.