Un bambino abbandonato per strada e la scelta di aprirgli le porte di casa e accoglierlo. Parte da questa singolare esperienza la scelta di Don Giovanni Calabria di dedicare la sua vita ai più fragili, emarginati e dimenticati. Abbiamo deciso di inaugurare la rubrica dedicata ai personaggi storici di Verona proprio con lui, in occasione dei 150 anni dalla sua nascita, l'8 ottobre 1873.
Ultimo di sette fratelli, Giovanni conosce la fatica sin da subito. Dopo la morte del padre è costretto ad abbandonare la scuola e trovare lavoro. Ma la sua è una personalità che non passa inosservata e, con l'aiuto di Don Pietro Scapini, frequenta prima il Seminario da esterno e poi la Facoltà di Teologia.
Dopo una "gavetta" durata sei anni, nel quale è passato da sacerdote a Vicario della Rettoria, nel 1907 fonda la Casa Buoni Fanciulli, da cui trarrà origine, in seguito, la congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza. Nel 1910 arrivano anche le Sorelle, controparte femminile della congregazione.
Giovanni non si ferma nemmeno davanti all'invasione fascista e collabora con la comunità ebraica veronese, dando rifugio tra le Sorelle, nel 1943, alla dottoressa ebrea Mafalda Pavia. Decide poi di accogliere e aiutare anche i laici, con la Famiglia dei Fratelli Esterni. Nel suo cuore, ma soprattutto nel mondo, deve infatti esserci posto per tutti.
Proprio da questo principio, quindi, si fonda l'attività di Don Calabria, che trascorre il resto della sua vita porgendo la mano a ragazzi di strada, orfani, esclusi, per insegnare loro un mestiere e accompagnarli verso un futuro migliore. Un concetto talmente genuino, ma concreto, che è inevitabilmente arrivato fino a oggi. Dopotutto, ai giorni nostri, ce lo ha detto a modo suo anche Zerocalcare: «Aiuta chi te lo chiede, vai al passo del più lento e non lasciare indietro nessuno».