Quest’anno si festeggia il centesimo anniversario dalla costruzione della Diga del Chievo. Inaugurata nel 1923, ne ha vista di acqua e di storia passare sotto le sue arcate. Cento anni che hanno trasformato la nostra città e che hanno visto l’erigersi di questa importante infrastruttura a cavallo di due guerre, in una Verona che in quell’epoca era ancora a forte vocazione agricola e che vide emigrare molti suoi giovani verso terre lontane.
La diga venne costruita per dare impulso all’economia cittadina e innescò i primi veri cambiamenti industriali: il suo utilizzo, infatti, andava a beneficio delle prime fabbriche che in quei tempi erano situate nella Zai di Basso Acquar e alimentava il Canale Camuzzoni permettendo la produzione dell’energia elettrica necessaria a far funzionare le attività.
La sua realizzazione in calcestruzzo e acciaio venne finanziata da un Consorzio composto dal Comune di Verona e da altre imprese, tra le quali le Cartiere Fedrigoni e il Cotonificio Veneziano. Le fabbriche, a quel punto, cercavano lavoratori ed ecco quindi “nascere” anche nella nostra città la classe operaia che in breve avrebbe trovato lavoro in importanti stabilimenti come i Magazzini Generali piuttosto che nella più grande stazione frigorifera specializzata d’Europa.
Sono questi periodi di grande fermento: culturale, quando Arnoldo Mondadori decide di fondare a Verona la sua nuova Casa Editrice e militare, quando i tedeschi in ritirata decidono di danneggiare gravemente la diga prima di lasciare le sponde dell’Adige.
La “Diga del Ceo”, però, verrà presto ricostruita perché troppo importante per Verona. Allora come lo è oggi: grazie alle sue acque e alle nuove tecnologie, continua a dare nuova energia alla nostra città.