Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha sconvolto tutta l’Italia. Per le modalità con cui è avvenuto, la giovane età dei protagonisti, l’iniziale mistero della scomparsa di due ragazzi di paese, la crudeltà di una realtà che si trasformava lentamente da sospetto a triste certezza. Nonostante la risonanza mediatica straordinaria di questo caso, si tratta però di un fenomeno tragicamente ordinario.
I femminicidi
Nel 2022 l’Istat ha registrato 322 omicidi in Italia: 126 donne e 196 uomini. Sono 61 le donne uccise da un partner o ex partner, tutti di sesso maschile. Sul totale delle 126 donne uccise, si stima che i femminicidi siano 106.
Femminicidio è l’omicidio di donne uccise in quanto donne, che per il loro aggressore non rispettano canoni di assoggettamento fisico o psicologico. Gli assassini, infatti, non sono solo partner o ex: un rapporto delle Nazioni Unite distingue tre categorie di omicidio legato al genere. Si considerano anche quelli commessi da altri parenti e quelli da parte di un’altra persona, conosciuta o meno, che però avvenga attraverso un modus operandi o in un contesto legato alla motivazione di genere.
Il dibattito
La personalità e la fermezza della sorella di Giulia Cecchettin, Elena, e del padre Gino hanno contribuito ad accendere il dibattito sulla violenza di genere, ma il rischio dietro l’angolo è sempre quello di dimenticare in fretta. Dice Sara Gini, avvocata e presidente dell’associazione Ve.G.A., Veronesi Giuriste Associate: «Non c'è dubbio che ci sia un problema culturale, il patriarcato ha influenzato moltissimo la nostra cultura e la donna è stata esclusa per molti anni. Ora a livello formale abbiamo una parità assoluta, ma poi nella vita concreta non c'è ancora questa parità. Ci sono uomini che non accettano l’indipendenza della donna e agiscono con violenza, che è una manifestazione estrema della concezione della donna come individuo non alla pari».
Gli spunti positivi ci sono: «Non ho mai sentito gli uomini parlare così spesso di questo fenomeno come in questi ultimi giorni, anche con un'introspezione importante» aggiunge Gini. D’altro canto, non mancano reazioni in senso contrario. Secondo Beatrice Verzè, consigliera comunale di Verona delegata alle Pari opportunità, «una certa polarizzazione che tende a minimizzare la responsabilità maschile rispetto alla violenza sulle donne è sintomo della paura di perdere il potere e di un’incapacità di autocoscienza. Non vale per tutti, però è significativo che arrivi da parte di una certa classe politica che quel potere ce l'ha e ha paura di perderlo. Io credo che questo dibattito faccia bene per evidenziare questo aspetto».
Le reazioni
I segnali che preannunciano le violenze più gravi spesso non vengono rilevati, o comunque non si dà l’importanza necessaria. «Il comportamento possessivo, il controllo, non accettare che la donna svolga le sue competenze di vita, di lavoro» sottolinea l’avvocata Gini. «In un ambiente di questo genere poi può sfociare in maltrattamento sia psicologico sia fisico. In questi casi la donna deve rivolgersi a un centro antiviolenza, dove ci sono esperte in grado di valutare il rischio».
Cosa può fare un’amministrazione locale per contribuire alla causa? Risponde la consigliera Verzè: «Deve investire più soldi nei servizi antiviolenza, ed è quello che abbiamo fatto con il centro Petra. Servono aiuti da Governo e Regione, perché i comuni hanno il polso della situazione sul territorio. Abbiamo anche iniziato una “campagna preventiva” con incontri nei quartieri e pure le campagne comunicative sono importanti. Il Comune può sostenere le reti territoriali per agire in chiave preventiva, formativa e protettiva».
Centro antiviolenza P.e.t.r.a.
È un servizio del Comune di Verona. Fornisce gratuitamente consulenza psicologica, sociale e legale a donne che subiscono violenza e garantisce riservatezza.
Numero Verde: 800 392 722
WhatsApp (solo messaggi): 366 9310383
Telefono Rosa Verona
Associazione di volontariato, aiuta e sostiene le donne che subiscono violenza di genere nelle sue varie forme: psicologica, fisica, sessuale, economica, sul lavoro e stalking.
Numero gratuito antiviolenza: 1522