Storie di persone | 15 dicembre 2023, 11:00

Accoglienza oltre i confini

Accoglienza oltre i confini

Da vent'anni Don Paolo Pasetto, sacerdote della diocesi, di Soave, ha scelto di risiedere all'interno di una comunità di accoglienza, distinguendosi per la pratica del suo ministero in un contesto fuori dagli schemi tradizionali della parrocchia.

Come ha avuto inizio il suo cammino spirituale e la sua vocazione?

Prima di intraprendere il mio percorso spirituale, studiavo ingegneria e insegnavo musica. Successivamente il corso della mia vita ha preso una svolta significativa quando ho iniziato a dedicare tempo alle persone che incontravo per strada con alcuni amici. In me stava nascendo la passione di avvicinarmi agli altri, coloro che prima ignoravo ma che in quel momento finalmente riuscivo a percepire. Abbiamo iniziato ad interagire con loro, come se avessimo aperto gli occhi per la prima volta. È difficile spiegarlo, ma improvvisamente ci siamo resi conto di realtà che prima sfuggivano alla nostra attenzione: storie, volti, nomi, drammi e sofferenze. È stato in quel momento che ha avuto inizio il mio percorso spirituale.

Com’è cambiata la sua vita da quel momento?
Nel 2004, ho preso la decisione di interrompere gli studi e il lavoro. Insieme ai miei amici ho aperto la prima casa di accoglienza, dove ho scelto di trasferirmi. Questo luogo d'incontro ha accolto persone provenienti da diverse parti del mondo, dando inizio ad una nuova vita collettiva. Senza un progetto definito, il nostro gruppo ha plasmato giorno dopo giorno la propria visione di vita comunitaria, affrontando le sfide e instaurando relazioni con enti, istituzioni e servizi locali. Dopo alcuni anni, ho intrapreso gli studi di teologia e ho frequentato solo l'ultimo anno in seminario, conseguendo il sacerdozio nel 2012. Mi è stata assegnata la guida della parrocchia di Marcellise a San Martino Buon Albergo, che si è trasformata in un centro di accoglienza.

Cos’è per lei l'accoglienza e come la vive?

Il tema dell'accoglienza è diventato sempre più rilevante negli ultimi trent'anni, soprattutto in relazione ai movimenti migratori. Questa sfida richiede una trasformazione nelle dinamiche delle comunità, coinvolgendo non solo aspetti sociali, ma anche le comunità cristiane. La nostra associazione “Sulle Orme” gestisce diverse strutture di accoglienza e promuove un’esperienza spirituale aperta ed inclusiva. "Opera Semplice" è il nome che abbiamo scelto per definire spiritualmente questa esperienza. L'idea è di andare oltre i confini ecclesiali tradizionali, ridefinendo pratiche, teologie e attività quotidiane per rispondere in modo più significativo alle sfide dell'accoglienza, promuovendo un'esperienza spirituale basata sulla vicinanza autentica e la comprensione dell'altro.

Quest’anno siamo stati spettatori di ben due guerre. Ritiene sarà mai possibile una coesistenza pacifica?

L'indifferenza spinge verso un approccio superficiale alla storia, portando a schierarsi anziché partecipare e questo ha reso la voce popolare sempre più priva di valore, contribuendo alla forza del sistema oppressivo. Credo sia essenziale promuovere e moltiplicare le esperienze di convivenza poiché questa pratica è necessaria per comprendere la possibilità di una coesistenza pacifica. La definizione di politiche e strategie, insieme alla progettazione degli spazi urbani, richiede che ogni aspetto sia concepito considerando la convivenza, che può realizzarsi solo mediante un'accettazione radicale delle differenze. Questa, secondo me, rappresenta la strada per rendere concreta e tangibile l'esperienza della pace

Rosa di Cagno