Sole in Sagittario, Luna in Bilancia, Ascendente Scorpione, Venere in Capricorno. Con un presunto tema natale così, Maria Callas era predestinata a diventare la donna che avrebbe rivoluzionato per sempre il mondo della lirica. Nata a New York nel 1923 da genitori greci, Callas è stata un'icona dell’opera lirica nel XX secolo. La sua voce fuori dall’ordinario e la presenza scenica magnetica l'hanno elevata a una delle più grandi soprano di tutti i tempi.
Figura controversa, le sue interpretazioni sono diventate pietre miliari nella storia dell'opera. Tuttavia, la sua vita non è stata priva di turbolenze, con relazioni tumultuose e una carriera che ha conosciuto alti e bassi.
Callas e Verona: un legame viscerale
La «bella vociaccia» di Callas, come la definì il direttore d’orchestra Tullio Serafin, ha risuonato anche tra le antiche mura dell'Arena di Verona. Il debutto dell’artista nel cuore della nostra città avvenne il 2 agosto 1947, quando si esibì nel ruolo di Gioconda nell’opera omonima di Amilcare Ponchielli. Anche la provincia ha avuto un ruolo fondamentale per lei, come testimonia il legame affettivo con l’imprenditore Giovanni Battista Meneghini e la loro residenza a Zevio dal 1949 al 1959.
Una vita per Callas: l’opera magna di Fabio Dal Corobbo
La voce, la scena, il repertorio di Maria Callas sono i tre elementi fondamentali su cui si basa “100 Callas”, l’ultima opera di Fabio Dal Corobbo, dirigente dell’Istituto Don Mazza di Verona, che ha dedicato oltre 25 anni allo studio dell’artista. Un’opera magna in cui è racchiusa l’essenza del fenomeno Callas, analizzato da un punto di vista tecnico, mediatico e umano.
Come ha deciso di strutturare il libro?
Il libro è strutturato in quattro parti. La prima, “Alle origini del Mito”, analizza come sia nato il fenomeno Callas e per quali motivi la sua sia stata una carriera così breve, seppur intensa. La seconda parte, invece, si intitola “La ‘voce che egual non ha’ e il suo repertorio”, e ricostruisce una galleria di personaggi interpretati da Callas. La terza parte indaga il rapporto tra Maria Callas e i suoi direttori d’orchestra, Luchino Visconti e altri maestri di regia. L’ultima parte, infine, l’ho chiamata “Come l’araba fenice” e vuole rappresentare Callas come mito oggetto di culto: non solo voce, ma anche icona e idolo.
Tra poco uscirà un nuovo film su di lei, interpretato da Angelina Jolie. Le aspettative sono alte?
Direi di sì. Sono tante le rappresentazioni cinematografiche che sono state fatte su di lei, una su tutte “Maria by Callas”, di Tom Volf. Vedremo come sarà quest’ultimo film.
C’è un aspetto della vita di Maria Callas che, secondo lei, nell’immaginario comune è stato frainteso o misconosciuto?
Ormai è risaputo che a Callas venne diagnosticata una malattia invalidante progressiva, la dermatomiosite, che può in buona parte spiegare le ragioni del suo precoce declino. È impressionante osservare come in molte pubblicazioni questo fatto passi totalmente sotto silenzio. Probabilmente la fiaba della diva capricciosa piace più della storia vera di una donna che si è dovuta confrontare con numerose sofferenze nelle diverse stagioni della sua vita.
Callas apprezzava l’appellativo “Divina”?
Non si può dire che lei non si sia sentita lusingata da questa idealizzazione, ma se n’è anche sentita schiacciata psicologicamente. Callas era una donna vera, oltre il mito, ed era molto di più della sua eccentricità. Il bisogno di venire applaudita contrastava con la paura di non uguagliare sé stessa.
Per la stesura di questo volume ha avuto accesso a una vastissima bibliografia. Ha visitato anche i luoghi simbolo di Callas, al di fuori di Verona?
Sì, ed è stato interessante osservare la recezione che si ha in Grecia di Maria Callas. Per loro non è ancora un simbolo della Grecia, come invece è magari Melina Merkourī perché da un lato la si accusa di essere stata collaborazionista ai tempi della guerra, quando invece è appurato che lei avesse solo bisogno di mangiare, ed è stata accusata di esosità, seppur per alcuni fraintendimenti.
Dopo 25 anni, possiamo dire che Callas riesce ancora a stupirla?
Sì, sempre.