Tra smartphone, smartwatch e aggeggi da applicare direttamente sull’abbigliamento, da anni siamo bombardati da brevi messaggi che ci indicano un obiettivo da raggiungere: fare almeno 10mila passi al giorno per tenerci in salute. Non è una funzione “default” del vostro dispositivo, ma una raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come ci si è arrivati? La storia parte negli anni ‘60 in Giappone con l’azienda Yamasa Tokei, che lanciò un contatore che aveva come obiettivo quello di arrivare proprio ai fatidici 10mila passi. Una novità per l’epoca, che portò l’OMS a compiere alcuni studi sui benefici che quel numero di passi giornalieri poteva apportare. Il risultato della ricerca ebbe esito positivo, suffragando quella che era nata come una mera campagna di marketing dell’azienda nipponica.
Ad oggi, però, possiamo affermare che questa raccomandazione è ancora valida? A venirci in aiuto è il Dott. Roberto Volpe, dell’Unità prevenzione e protezione del CNR, che in un articolo pubblicato sull’Almanacco della Scienza, spiega come negli anni siano state diverse le ricerche che hanno ridimensionato la teoria dei 10mila passi. Tra i tanti, uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista scientifica “Jama” effettuato su 2.110 adulti in un arco di circa 11 anni. Stando all’analisi condotta, sarebbe emerso che chi camminava di meno aveva sviluppato un rischio di mortalità tra il 50% e il 70% superiore a chi invece compiva almeno 6.000-8.000 passi al giorno. Camminare, quindi, apporta indubbiamente dei benefici, ma non è necessario arrivare a certe cifre per restare in forma e - citando l’OMS - prevenire obesità, diabete, malattie cardiovascolari e metaboliche.
Come centrare l’obiettivo? Facendo una passeggiata in più, svolgendo attività fisica in compagnia o in solitaria: ogni occasione è buona per imparare a volersi bene (spiegatelo anche al vostro smartwatch).