Storie di persone | 18 maggio 2024, 16:55

Cristina Annichini e le sue ceramiche

Cristina Annichini e le sue ceramiche

Classe 1960, Cristina Annichini di Stallavena, si definisce «una ceramista che, nel 2005, ha scoperto che giocare con l’argilla è una delle cose belle che le ha regalato la vita» e a tutt’oggi rimane «meravigliata nel vedere che un oggetto, prima solo immaginato, modellato con le mie mani e trasformato dall’elemento fuoco, prende vita». Il tutto unito dall’imprevedibilità del risultato, tipico della tecnica RakuFrida.

 

Questa è Cristina, sposata con tre figli e due adorate nipotine, che, terminata la sua professione di operatrice sociosanitaria nell’ospedale di Verona, reinventa oggetti reali, plasmando in figure aeree dai colori a volte caldi e a volte forti la sua inesauribile creatività. Anche per lei è stato un caso fortuito incontrare il maestro Carlo Ciappetti che l’ha avviata verso la tecnica Raku, che poi ha personalizzato, adattandola alla sua espressività scultorea - dagli effetti opachi, metallici o brillanti - definendola appunto ceramica “RakuFrida”.


La sua tenacia e creatività ricordano i ceramisti che nel Neolitico antico, in località Campagne di Lugo, su di un terrazzo fluviale del torrente Valpantena (il Progno), realizzavano le ceramiche della cultura “Fiorano”. Cultura forse importata dalle città di Imola e Forlì, la cui scoperta, da parte del Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche dell’Università di Trento, risale al 1990.

Cristina è felice quando riesce a «creare un forno primitivo, come facevano gli antenati ceramisti a Lugo, valorizzando le opere RakuFrida che per me rappresentano un viaggio alchemico per svelare l’animo giocando con la materia, con la terra. La terra può innalzarti e permetterti di vedere il mondo con occhi diversi».

 

Oggi «in attesa di tempi migliori, che mi consentano di aprire un vero e proprio atelier, con mostra permanente delle mie opere - racconta Cristina, con il suo solito sorriso disarmante -, le mie ceramiche RakuFrida prendono forma nel garage, trasformato in laboratorio artistico». Da lì escono opere esclusive, che vengono esposte in mostre collettive e personali. L’ultima mostra personale che le dato tanta soddisfazione, quella a Villa Venier di Sommacampagna lo scorso settembre, visitata, fotografata e pubblicizzata molto per la sua esclusività. Caratteristiche che le sono valse anche un premio, sempre lo scorso anno, a Sarezzo (Brescia) per la creatività e i colori.

 

Tra le tante opere, a tutti restano impresse “le donne di Cristina” eteree e al tempo stesso granitiche.  Poggiate su lunghe gambe di ferro, con le braccia in movimento e la testa di ferro. Già «le donne devono fare tanta strada, essere sempre in movimento e avere la testa ben salda per poter inventare e creare, nonché prestare attenzione a ciò che stanno per fare, sia una scultura o riassettare la casa», commenta Cristina entusiasta del suo mestiere di “ceramista”.

 

Cristina Annichini fa parte anche del gruppo di GrezzanArte, attivo dagli anni ’80, e dell’Associazione “La Macia de Color” di San Massimo (VR), nelle quali porta oltre alla sua tecnica, la sua inesauribile vitalità e creatività.

 

Per info: cristina.annichini@libero.it

Alessandra Scolari