Immaginare e disegnare una New York su misura per ciascun viaggiatore. Giada Pellizzari, veronese, 34 anni, riassume così la professione che da circa due anni le ha cambiato la vita. Una vita che, ci ha tenuto subito a specificare, le dava grandi soddisfazioni già in precedenza, nei suoi quindici anni seduta ad una scrivania fino a diventare direttrice di filiale di una banca. Ora però quello che fa, le piace forse un po’ di più: ritagliandosi uno spazio nato dalla sua smodata passione e amore per “New York”, Giada è oggi travel designer per itinerari su misura, coltivando giorno dopo giorno la sua community Instagram, che la ispira a scovare gli angoli e le curiosità più nascoste della “Grande Mela”.
Come avviene la preparazione per questi viaggi?
Ho creato un questionario, studiato meticolosamente, di circa cinquanta domande, che scende in profondità nella conoscenza della persona e dei suoi desideri, budget, gusti culinari, orari, disponibilità, tipologie di luoghi che vuole scoprire. Su questo, poi, strutturo i percorsi, che sono così completamente su misura per ogni cliente.
Come nasce il lavoro del travel design?
Il mio è un lavoro che viaggia su binari paralleli a quelli delle guide turistiche a cui – ci tengo a dirlo – non mi sostituisco, anzi sono la prima a consigliarle a seconda dei desideri dei miei clienti. Né ad esempio sono in contrasto con gli agenti di viaggio. Sono, invece, due professioni tra le quali io ben mi posso inserire. Il mio è un amore al limite dell’ossessione per New York, che mi spinge quindi a mostrarla in approcci potenzialmente infiniti.
Un lavoro che oggi è diventato anche un libro. Come nasce “Chiedimi New York”?
Racchiude la mia esperienza e il mio percorso per arrivare ad essere travel designer. Nel 2022 ho preso un mese di aspettativa dal lavoro in banca e ho viaggiato nuovamente a New York. Una volta tornata non vedevo più le cose nella stessa maniera. Sapevo che dovevo cambiare qualcosa. Poi, dal mio piccolo canale Instagram da cui raccontavo la città, è nata l’idea dalla semplice richiesta di tre persone che mi seguivano e che mi hanno chiesto consiglio per poterla visitare. Il mio primo viaggio a New York è stato nel 2010 e io da allora mi sono resa conto che per me era una città che mi era rimasta nel cuore. Il libro è proprio il racconto di tutte le numerose esperienze su misura che da allora ho creato in base alle richieste, dinamiche davvero uniche e che rendono ogni esperienza meravigliosa.
E la community che soddisfazioni ti regala?
Il mio lavoro si è sviluppato insieme alla mia community, che è il mio maggior valore: è sana, fedele e mi continua a stimolare per trovare nuovi spunti. Devo tutto alla loro energia.
La figura del travel designer ha spazio in Italia?
Fino ad ora io mi sono concentrata solo su New York unicamente per amore verso quel luogo. La mia parola d’ordine è che un’esperienza la si possa consigliare solo se la si è provata più e più volte. Quindi io per ora lo posso fare solo con New York. Paradossalmente, non conoscendo così profondamente Verona, non potrei ritagliare un lavoro del genere su di essa, pur essendo la mia città di origine. Questo è un mondo che si apre ad infinite possibilità, spero di poterlo approfondire e di farne il mio lavoro e professione tutta la vita. Se la domanda è questa sì, mi vedo qui, a inseguire questo mio meraviglioso sogno, anche tra dieci anni. Non escludendo di potermi dedicare anche ad altri luoghi.