Con l'inizio dell'anno scolastico, tutti i genitori - che abbiano bimbi all’asilo o alle superiori - sono finalmente sollevati: questi lunghi mesi estivi fra grest, campus, nonni, qualche vacanzina e mille acrobazie per riuscire ad andare a lavorare, sono finiti! Tuttavia, mai come in questi ultimi tempi è necessario prendersi un minuto (sarebbe bello farlo insieme ad altre mamme e papà) per riflettere sul ruolo della scuola nella società odierna. Spesso percepita come un luogo dove bambini e ragazzi devono apprendere competenze utili per il futuro, la scuola dovrebbe invece essere un'istituzione che educa e cresce individui capaci di vivere e collaborare con gli altri.
L'eccessiva competizione in ogni settore della vita dei nostri figli e i privilegi diffusi che favoriscono chi può investire di più in istruzione e chi resterà indietro – ahimè - rischiano di distorcere clamorosamente questo scopo fondamentale. Come sostiene lo storico Alessandro Barbero (che personalmente adoro, sigh!) “non bisogna dare ascolto a chi sostiene che finirai disoccupato; è importante seguire il proprio cuore e le proprie passioni”. Ma cosa significa? La scuola ispira curiosità e amore per la conoscenza: non è esclusivamente un trampolino verso il mercato occupazionale. Solo così potremo formare persone consapevoli e partecipi, pronti a contribuire positivamente alla comunità in cui viviamo e affrontare un percorso appagante e significativo, senza bisogno di guardare “l’erba del vicino” che, sappiatelo, non sarà mai meno verde della nostra.
Come si può fare? Vedo concorrenza (sleale) già all’asilo. Se è normale il confronto, la rincorsa continua a formare piccoli adulti anziché bambini non sta forse facendo male a tutti? Il punto è che le nostre ragazze e i nostri ragazzi hanno bisogno di essere riconosciuti soprattutto dagli insegnanti, che possono accendere in loro una fiamma per il futuro. Basta inseguire la perfezione e il lavoro che promette ricchezza economica: è una retorica ingannevole e dannosa, che mette pressione e ansia sui giovani, futuri adulti. Noi non siamo il nostro lavoro, siamo prima di tutto Noi. L'educazione dovrebbe promuovere la crescita personale, la passione, il desiderio. È sicuramente compito della famiglia trasmettere questi valori e questa visione del mondo, ma è fondamentale (più di quel che si crede) il ruolo dell’insegnante, di quella terza persona che conosce delle sfumature, magari diverse, che anche i genitori stessi a volte non percepiscono in casa. Per questo la scuola ha bisogno di essere tutelata e difesa a gran voce. I ragazzi a volte sembrano invisibili, e non perché si nascondono bene! Hanno bisogno di sapere che c'è qualcuno, con i superpoteri della pazienza, che li veda davvero. Sono persi tra voti, compiti e quella folle corsa al domani che li rende più confusi che mai. Serve qualcuno che, con un'occhiata, accenda una luce e dica: "Ehi, tu sei molto più di un numero sul registro!". Perché se nessuno li vede, come faranno a vedersi da soli?