Amante della chitarra fin da piccolo, Martino Beaupain non ci ha pensato due volte a diventare un cantautore. Una carriera coltivata negli anni che lo ha portato all’incisione di due cd e all’ideazione di un nuovo progetto: un concerto cantautorale che si terrà il 5 dicembre, insieme al pianista Giovanni Cafarelli, all’Auditorium della Parrocchia Santi Apostoli.
Martino, qual è il tuo background musicale?
«Mi sono avvicinato alla musica grazie a mia madre, che mi ha iscritto a un corso di chitarra a 14 anni. Sempre grazie a lei ho conosciuto De Gregori. Mi sono innamorato subito dello strumento e anche del genere cantautorale. Poi ho iniziato a sviluppare un amore per il folk americano e la musica irlandese: il mio background è soprattutto popolare. E dopo ho iniziato invece a coltivare la musica classica, per cui mi sono iscritto al conservatorio a Verona; prima abitavo a Thiene, mi sono trasferito a Verona e mi sono diplomato in chitarra».
Hai fatto un percorso variegato quindi…
«Sì direi di sì, infatti ho avuto anche un conflitto perché a un certo punto ho dovuto scegliere se portare avanti una strada o un’altra: per un periodo ho portato avanti quella classica. Dopo il diploma ho recuperato la passione per il cantautorato e ho ripreso alcuni miei brani creando un repertorio. Tra l’altro il cantautorato vuol dire portare dei messaggi e spesso non si trovano i luoghi adatti per poter creare un momento di ascolto e di riflessione. Ho dovuto farmi la mia gavetta e poi insomma ho creato un mio progetto e ho trovato i miei luoghi».
Da musicista come hai vissuto il periodo della pandemia?
«Beh, direi abbastanza male perché a marzo dovevamo fare un bel concerto in teatro. Il lockdown lo ha bloccato e da lì ho dovuto anche fermare la mia attività come direttore di cori e quindi ho fatto qualcosa online finché ho potuto. In questi ultimi mesi fremono per ripartire perché in effetti è stato un problema sia dal punto di vista economico che dal punto di vista della libertà di espressione».
Il 5 dicembre partirai con un nuovo progetto cantautorale. Di cosa si tratta?
«Solitamente porto dei progetti con una tematica. Inizialmente avevo portato un progetto che si chiamava “Fiori e radici, sogni e ricordi”, mentre questo ultimo si chiama “Vita che nasce e che rinasce”. Parla della bellezza della nascita e il desiderio di spronare a riprendere in mano la propria vita e reagire a questi momenti difficili con sfumature sia umane che spirituali.
L’idea è partita con un riferimento personale autobiografico, perché negli ultimi due anni ho avuto due figli. Ma il significato si è sovrapposto a quello che ha significato questo periodo e quindi ci sono sicuramente anche dei riferimenti a questo momento difficile. Il 5 dicembre sarà la prima data del concerto, all’auditorium della Parrocchia Santi Apostoli, e il mio desiderio è quello di creare una sorta di tournée e di portare questo progetto nelle principali città del Veneto, intanto.
Sono tutti brani originali scritti da me, sia per i testi che per le musiche e introduco ogni brano con una riflessione, un aneddoto, un momento recitato o una poesia. Il genere musicale è quello cantautorale, che vuole creare un clima familiare raccolto e intimo che aiuti ad una serena riflessione sui temi trattati».