«È altamente probabile che il livello della già diffusa violenza domestica aumenti, come suggerito dalle indicazioni preliminari di polizia e operatori. Per troppe donne e bambini la casa può essere un luogo di paura e abuso. Una situazione che si aggrava considerevolmente in casi di isolamento come il lockdown imposto nell’emergenza Covid-19». La relatrice per la violenza contro le donne delle Nazioni Unite, Dubravka Simonovic, riassume così quella che, nel corso delle ultime settimane, è diventata un’emergenza nell’emergenza. La quarantena forzata imposta dalla pandemia globale di Coronavirus rischia infatti di aggravare la situazione per le donne che sono vittime di violenza di genere: restare in casa e condividere lo spazio con i propri aggressori non solo non è un’opzione sicura per loro, ma rischia di comprometterne ulteriormente l’incolumità.
DATI ALLARMANTI
Il primo campanello d’allarme in Italia è arrivato dalla rete D.i.Re, che riunisce 80 centri antiviolenza non istituzionali. Ad aprile l’associazione ha diffuso alcuni dati sulle richieste di aiuto ricevute da donne vittime di violenza tra il 2 marzo e il 5 aprile: sono state 2.867, il 74,5 per cento in più rispetto alla media mensile del 2018, l’ultima rilevata. Ma qual è la situazione a Verona? Lo abbiamo chiesto al Centro antiviolenza Petra, gestito dal Comune di Verona: «Il servizio è attivo sempre con le stesse modalità e con gli stessi orari per quanto riguarda l’ascolto telefonico, mentre sono temporaneamente sospese le consulenze psicologiche e legali», ci spiega l’assessore per le Pari Opportunità Francesca Briani. «Ad oggi i colloqui sono stati 580, con 162 nuove chiamate. Noi stiamo monitorando 164 donne in situazioni di difficoltà, di cui 54 nuove. I numeri sono in linea con quelli degli anni scorsi, non abbiamo registrato un incremento: ma è anche vero che in un momento come questo può essere più complesso per le donne vittime di violenza trovare le modalità per chiedere aiuto». Come sottolinea Lorella Don, presidente dell’associazione Telefono Rosa Verona: «Pur comprendendo la gravissima situazione che colpisce il nostro Paese, non possiamo dimenticare che la violenza sulle donne era e resta un’emergenza nazionale e come tale va affrontata anche in momenti di crisi». Proprio per questo motivo il Telefono Rosa resta attivo nel rispetto delle norme di contenimento del Covid-19: «Per adeguarsi alla normativa, garantiamo esclusivamente l’ascolto, l’accoglienza telefonica e la gestione dei casi più urgenti, con possibilità di consulenze telefoniche con le professioniste. È sempre possibile scrivere una email a trverona@gmail.com o contattare il Centro attraverso la pagina Facebook o il modulo di contatto sul sito internet».
“IO TI CREDO”, UNO SPORTELLO CHE OFFRE AIUTO
Anche le attiviste di Non Una Di Meno Verona sono attive sul territorio, in primo luogo con lo sportello “Io ti credo” che offre ascolto, supporto e consulenza legale gratuita, ma non solo: «A livello nazionale e locale Non Una Di Meno ha lanciato diverse campagne per sostenere e incoraggiare chi si trova in difficoltà a chiedere aiuto: lasciando ad esempio cartelli ai cassonetti con i numeri da contattare, o appendendo striscioni alle finestre. Ora più che mai è necessario ricordare quotidianamente che non si è sole. A Verona, sebbene il nostro sportello sia attivo da poco, stiamo ricevendo varie richieste di aiuto, a conferma dell’incremento del bisogno urgente dato dalle circostanze», ci spiegano, e aggiungono: «Vogliamo precisare che lo sportello si occupa di tutte le violenze contro le donne, ma anche delle violenze omolesbotransfobiche, contro le persone migranti, e di discriminazioni sul lavoro. La peculiarità, al di là dell’ambito legale dello sportello, sta nell’affiancare al supporto iniziale, alla consulenza e all’assistenza legale gratuita, i saperi e le pratiche femministe relazionali; una rete solidale collettiva, per stare accanto anche a chi si trova in quella “zona grigia” della violenza». Le attiviste di Non Una Di Meno Verona hanno condiviso con noi anche una serie di consigli per chi sta affrontando una situazione di violenza domestica: «Si possono contattare i numeri dedicati, per esempio approfittando del momento in cui si va a fare la spesa o quando si va a buttare la spazzatura. Si possono salvare i vari numeri in rubrica usando nomi di fantasia e, dopo aver chiamato, si consiglia di cancellare la cronologia del telefono. Importante, poi, salvare e mettere al sicuro elementi utili per un eventuale iter giudiziario: fotografie con i segni della violenza, audio, sms, chat o email che contengano minacce, offese e umiliazioni, da inviare a qualcuno di cui ci si fida e cancellandole dal proprio telefono».
Abbiamo raccolto l'esperienza di un'operatrice del Telefono Rosa scaligero, Anna Tantini.
LE COSE DA FARE se sei vittima di violenza, o se conosci qualcuno che lo è
- Il numero nazionale antiviolenza e stalking 1522 è sempre attivo, 24 ore su 24. Dal sito (www.1522.eu) è possibile chattare direttamente con un’operatrice, in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.
- L’app per telefoni YOUPOL della Polizia di Stato ora raccoglie anche le denunce di violenze domestiche, rilevando la posizione della chiamante e inviando le coordinate alla Questura più vicina.
- A Verona si può contattare il Centro Petra al numero verde 800392722 o per email: petra.antiviolenza@comune.verona.it. Gli orari per parlare con un’operatrice sono i seguenti: lunedì e mercoledì dalle 11 alle 13, martedì e giovedì dalle 15 alle 17, venerdì dalle 9 alle 11.
- Si può contattare il Telefono Rosa Verona al numero 045 8015831, per email trverona@gmail.com, con il modulo di contatto sul sito telefonorosaverona.it, o attraverso la pagina Facebook (facebook.com/telefonorosa.verona)
- Lo sportello gestito da Non Una di Meno Verona si può contattare a questa email: sportellonudmverona@gmail.com e altre info sono disponibili sul sito internet del movimento.