La «storia di migliaia di pastori che
sui Monti Lessini hanno espresso la loro creatività e le loro capacità
strategiche e psicologiche», ha detto Ugo Sauro nel corso della presentazione
del volume, porterà il lettore a scoprire la Lessinia nelle sue pietre e nelle
sue molteplici attività e trasformazioni.
Questa nuova ricerca sulla pastorizia
ovina, promossa dal geografo Ugo Sauro già docente di Geografia Fisica
all’Università di Padova, è il risultato della collaborazione tra studiosi, con
specializzazioni diverse, molto legati alla Lessinia. L’analisi della vita dei
pastori (nomadi per definizione) e del paesaggio, parte dal Neolitico, passa
dalla protostoria alla storia, evidenziando le relazioni e i rapporti (anche
economici) tra gruppi montani, collinari e della pianura.
Gli studiosi affermano che «l’alta
Lessinia è stata colonizzata dall’uomo per poterne usare il suolo per il
pascolo estivo degli erbivori» scegliendo «di disboscare tutte le dorsali
sommitali e le loro propaggini dirette verso nord e sud, comprese le valli e le
conche sottostanti» creando la sua caratteristica unica. Nell’opera di bonifica
l’uomo ha conservato «le malghe» o «unità silvo-pastorali», creando numerose
«vie per raggiungere gli alti pascoli». Alcune di queste vie sono ancora attive, grazie agli ultimi
«transumanti» e soprattutto agli escursionisti.
Ci riferiamo in particolare alla via
che collega il gruppo del Carega alla Lessinia Centrale, attraverso il Passo
Malera e località «Buso del Valon» (di recente cornice a concerti ed eventi
teatrali). Quest’ultimo è stato uno dei pozzi della Lessinia considerato una
«miniera» di ghiaccio fin dal medioevo. Qui i «cavatori» estraevano blocchi di
varie dimensioni, il pericolo era latente, ma era una risorsa per l’uomo e la
città doveva conservare alimenti deperibili. Tanto che nel 1349 i
cimbri dovettero «portare il ghiaccio ai Signori Mastino e Alberto della
Scala». Un altro vero e proprio frigorifero naturale era la «Grotta del Ciabattino» (a Nord del Corno D’Aquilio),
di cui nel libro si possono vedere le foto con le stalagmiti.
Gli studiosi analizzano anche le
strutture in pietra «casette» e «ripari», segni delle contrade e mappano le
strutture legate all’attività di cava «Rosso Ammonitico», che sono servite alla
costruzione delle casette, casare ed edifici descritti da Vincenzo Pavan
esperto in architettura dei Monti Lessini.
Non avendo spazio per continuare,
rimandiamo i nostri lettori al volume, al cui pregio scientifico è abbinato
quello affascinante delle fotografie e della
«Carta dei segni». La pubblicazione è stata curata anche da Mara
Migliavacca archeologa ed esperta in pastorizia antica, Fabio Saggioro
archeologo dell’età medioevale, Damiano Azzetti cultore dell’archeologica del
territorio, con interventi di Luciano Salzani della Soprintendenza di Verona,
Antonella Arzone specialista sulle monete antiche, Anita Casarotto, Giorgio
Chelidonio, Francesco Ferrarese e Antonella Stringer.
Il libro (365 pag. editore Gianni Businelli, Vago di Lavagno) è
stato realizzato con il contributo del Museo Civico Etnografico di Bosco e
dell’Acccademia della Lessinia, con il patrocinio del Parco della Lessinia,
Fondazione Zanotto, Banca Popolare di Verona, Cassa Rurale Bassa Vallagarina e
Assicurazione Toro di Rovereto.