Storie di persone - 07 settembre 2023, 14:46

Toni Capuozzo: «Le guerre? Non ne vale quasi mai la pena»

Toni Capuozzo: «Le guerre? Non ne vale quasi mai la pena»

Il ricco programma di Mescolanze, il “festival diffuso”, diretto da Marco Zanchi e ideato e organizzato dall’associazione culturale Contrada dei Miracoli, in collaborazione con il Comune il coordinamento Associazioni di Cerro Veronese, ha avuto uno dei suoi punti più alti lo scorso 27 luglio. Ospite sul palco del teatro parrocchiale, gremito per l’occasione, Toni Capuozzo. Giornalista professionista dal 1983, è conosciuto dal grande pubblico televisivo, in particolare, per la sua collaborazione per le reti Mediaset, per le quali ha seguito, come inviato, guerre in vari territori (ex Jugoslavia, Medio Oriente, Afghanistan, Somalia, Unione Sovietica). Capuozzo, prima di confrontarsi col pubblico di Cerro, è stato ospite della redazione di Verona Network, accompagnato da Miriam Catania, responsabile comunicazione di Mescolanze. Un’occasione per approfondire alcuni aspetti che riguardano il conflitto russo-ucraino e per parlare del suo ultimo libro, dal titolo “Guerra senza fine”, pubblicato lo scorso aprile e scritto a quattro mani assieme al giovane collega Francesco Borgonovo.

Toni, come ci siamo arrivati a questo conflitto?

Sappiamo tutti che si tratta di un conflitto che ha avuto un’escalation drammatica a febbraio del 2022 con l'invasione russa sul territorio ucraino, ma tutto è iniziato nel 2014. Sei, sette, otto anni prima dell'attacco. Nel cuore dell'Europa abbiamo trascurato – non noi, ma classe politica europea - una situazione che andava da tempo degradandosi.

Cosa avrebbe dovuto fare l’Europa?

Se ci pensiamo, non si tratta solo di un’aggressione della Russia a uno stato che ha da tempo intrapreso una strada di indipendenza, è anche una guerra civile ucraina. Nei territori contesi, guarda caso ricchi di giacimenti, c’è una parte della popolazione che si riconosce di più in Mosca che in Kiev. Credo che l'Europa sarebbe dovuta andare proprio lì, in quei territori, con le borse piene di soldi, calmando gli animi e promettendo a tutti, ad esempio, di avere in futuro un passaporto europeo.

Sarebbe costato molto all’UE.

Una guerra è molto più costosa.

Abbiamo perso la capacità di mediare?

Di prevenire innanzitutto, poi la mediazione. Qualcuno della mia età si ricorderà l’esperienza dell’Alto Adige, con gli attentati ai tralicci, con l’invio di militari italiani. Con una concessione di autonomie inimmaginabili al tempo abbiamo disinnescato una situazione di grande tensione.

Pagando, appunto.

Sì, oggi essere titolare di agriturismo altoatesino o sudtirolese è molto più vantaggioso che non esserlo in Veneto o in Lombardia. La pace a volte è costosa, non è solo una dichiarazione di intenti, un tenersi tutti per mano. Qualche volta va costruita. E noi europei, nel caso della questione russo-ucraina, abbiamo fallito prima ancora dell'invasione russa che - va sottolineato - è stata un atto criminoso, ma figlio di una serie di contraddizioni nate in precedenza.

E questo titolo “Guerra senza fine”? Sarà davvero così?

Il titolo del libro tende a sottolineare che la NATO, Washington e l'Europa hanno sposato una linea esclusivamente militare che non prevedeva altro se non la vittoria, magari condita con la caduta di Putin o con un cambio di regime in Russia, ovvero delle cose molto complicate e anche molto avventate. L'Occidente ha affrontato questa emergenza senza un piano B, senza un’alternativa alla non vittoria. I risultati li vediamo in questi giorni.

Saresti disposto a cambiare titolo inserendo un punto interrogativo: “Guerra senza fine?”

Forse sì. Sai, le guerre continuano fino a quando le parti coinvolte sono convinte di poter vincere. Putin ha preso le sue bastonate, e si è vendicato, l’Ucraina dispone di molte armi, ma ha meno di un terzo della popolazione russa, quindi meno uomini e sempre meno ragazzi disposti ad andare al macello. C’è poi la Cina, infastidita da ciò che sta accadendo perché la guerra logora l'Europa e il Vecchio Continente per Xi Jinping è prezioso. E poi gli Stati Uniti, che vanno verso le elezioni presidenziali: possono permettersi gli americani di andarci con una guerra senza fine che è anche un pozzo di soldi senza fondo?

Si arriverà a un negoziato?

Credo di sì, spero solo non servano troppi morti prima di sedersi attorno a un tavolo di pace.

Ne hai viste tante di guerre. Cosa c’è in comune tra tutti i conflitti?

Una domanda straziante: ne valeva la pena?

E che risposta ti dai?

La risposta è quasi sempre no. Non si torna indietro. Oggi ci sono i russi da una parte e gli ucraini dall'altra che stanno vedendo morire i loro commilitoni, che stanno uccidendo, che stanno facendo un'esperienza tremenda di morte. Per cosa? Ci saranno dei problemi enormi negli anni prossimi all’interno di queste società, lo abbiamo visto anche nei Balcani. Purtroppo le guerre lasciano un solco profondo, difficile da colmare.

Guarda l'intervista:

Matteo Scolari

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