Community - 19 ottobre 2023, 15:16

Giardini scolastici, vince Verona ma perde la scuola

Giardini scolastici, vince Verona ma perde la scuola

Gli spazi verdi nelle scuole rappresentano un elemento di vitale importanza per lo sviluppo e il benessere degli studenti, in tutte le fasi del loro percorso di istruzione. Questi luoghi, spesso sottovalutati e per questo sottoutilizzati, promuovono l'apprendimento attivo e la connessione con la natura, favoriscono l'attività fisica, stimolano la creatività e la concentrazione, offrono un'opportunità preziosa per insegnare ai giovani l'importanza della sostenibilità ambientale e del rispetto per il nostro pianeta. Sono, inoltre, luoghi di socializzazione e di sviluppo delle competenze sociali, che consentono agli studenti di interagire in un ambiente informale e rilassante.

Leggendo l’elaborazione che Openpolis e Con i Bambini hanno realizzato sulla base di dati ISTAT (aggiornati al 2021 e relativi alla fascia 0-17 anni), rilasciata lo scorso settembre, si comprende subito come l’offerta di giardini scolastici non sia omogenea sul territorio nazionale, con dati spesso inferiori alla media nelle province del sud Italia.

In media sono 7,9 i metri quadri di giardini scolastici per minore nei capoluoghi di provincia italiani. Osservando i dati delle singole città, superano i 20 metri quadri di giardini scolastici per minore residente 4 capoluoghi. Verona, prima con 26,5 mq, la sarda Carbonia con 21,4 e le lombarde Como e Brescia, rispettivamente con 20,5 e 20,2. 3 invece le città dove risulta meno di un metro quadro di verde scolastico per minore residente. Due siciliane, Messina (0,6) e Trapani (0,8), e la pugliese Trani (0,9). Poco sopra la vicina Barletta (1,2) e due capoluoghi liguri, Genova (1,2) e Imperia (1,3).

Eppure la loro importanza è riconosciuta da linee guida internazionali e nazionali, incluse le recenti “Linee Guida Scuola Futura” rilasciate dal Ministero dell’Istruzione e redatte da esperti architetti per offrire indicazioni orientative circa gli ambienti di apprendimento e per la didattica, previsti dal PNRR. Al punto 5, si legge come «spazi all’aperto dovrebbero essere facilmente accessibili dalle aule, ma anche da laboratori, biblioteche, spazi comuni e di ristorazione, in una sorta di continuità d’uso che ne faciliti l'appropriazione. [...] Condizione necessaria perché questi spazi diventino veri e propri ambienti di apprendimento è che siano progettati all’interno del piano della scuola, dotati di strutture, arredi, pavimentazioni diversificate, zone ombreggiate, semichiuse, depositi, sedute». 

Non una mera componente estetica, dunque, ma un investimento cruciale nell'educazione e nel benessere dei futuri cittadini, con potenzialità enormi per integrare e arricchire la didattica. Forse utopia, o di certo non priorità, in una scuola immobile e datata nei servizi basilari.

Camilla Faccini

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