Una vita in viaggio. Non è la rivisitazione di una nota canzone sanremese: è la vera storia di Leopoldina Naudet, una delle figure più rilevanti della tradizione cattolica veronese. Nata a Firenze nel 1773, rimane orfana di madre quasi subito e insieme alla sorella viene affidata alla monache di San Frediano per la sua educazione. Da lì si sposta poi in Francia, dove ha modo di crescere a livello umano e accademico. Approfondisce infatti la sua conoscenza delle lingue, legge molto e assapora la capitale francese assieme al padre, mentore e Cicerone.
L’amore per la cultura diventa vera forza motrice che forgia la personalità di Leopoldina e la spinge a sognare sempre più in grande, in un contesto sociale e geopolitico molto avverso allo sviluppo della fantasia e dello spirito imprenditoriale femminile. Dopotutto, qual è il posto nel mondo di una ragazza, in un mondo che sembra avere i posti limitati? Non c’è tempo, però, per rammaricarsi, perché la vita le riserva presto un’altra amara sorpresa: nel 1787, infatti, rimane orfana anche di padre. Lo scoppio della Rivoluzione Francese la riporta allora in Italia, poi a Vienna e infine a Praga in qualità di educatrice.
Il profumo di rivolta che avvolge l’Europa si fa sentire anche in lei e inizia a incontrare intellettuali con cui avvia proficue collaborazioni in ambito ecclesiastico; insomma, «fa cose e vede gente». Non basta, però. Tornata in Italia, e infine nella nostra Verona, poco più che trentenne inizia la sua collaborazione con Maddalena di Canossa, fino al 9 novembre 1816, quando fonda l’Istituto delle Sorelle della Sacra Famiglia. Non solo preghiere: Leopoldina è attenta alla formazione e all’educazione delle giovani nobili ospiti del collegio.
Alla base c’è sempre quel sogno, ora progetto: unire il sapere alla formazione cristiana. Un sapere che, riconosce lei stessa, dev’essere alla portata di tutte, grazie anche alle scuole gratuite che lei stessa mette a disposizione per le giovani meno abbienti. L’eredità di Leopoldina Naudet è oggi profeticamente racchiusa in uno dei suoi scritti: «piccola, per quanto possibile, davanti agli uomini e grande davanti a Dio».