Storie di persone - 09 maggio 2024, 11:47

L’Opera è (anche) rock

L’Opera è (anche) rock

Si sta per aprire il sipario sulla settima edizione del Festival InChiostro Vivo, organizzato dall’Accademia A.LI.VE. nel Chiostro di Sant’Eufemia, dall’8 al 28 giugno. Tra le molte proposte di musica, teatro e danza, le prime due serate sarà presente un ospite d’eccezione: Tito Schipa Junior, figlio d’arte del celebre tenore Tito Schipa. Cantautore, compositore, regista e attore, Schipa Junior è stato il primo autore e allestitore di un'opera rock originale messa in scena, “Orfeo 9”.

Una storia che parte da lontano, la sua. Come nasce l’opera rock?

Sono sempre stato definito un ibrido nella mia carriera, per l’invenzione di quello che è chiamato il “Melorock”, una sorta di “contraddizione in termini” che ha fuso il melodramma alla musica rock. La mia storia familiare parla da sola, io posso dire che addirittura penso di aver apprezzato la lirica ancora prima di nascere, solo sentendo cantare mio padre sui palchi, respingendo inizialmente per questo la musica “giovane” nata in quell’epoca. Un pensiero che poi si è mutato in una sorta di rivelazione con l’incontro della musica di Bob Dylan, perché proprio sui suoi brani si è concentrato il mio lavoro di accostamento all’opera. Il progetto venne presentato al Piper nel 1967 e fu definito “un’opera beat”, primissimo esperimento di opera rock: il mio personale tentativo di dimostrare che un personaggio come Bob Dylan potesse sostenere un mondo molto più complesso e articolato di quello di una semplice canzone. Quest’opera, dal titolo “Then the Alley”, vide l’adattamento di 18 canzoni di Bob Dylan inserite in una messa in scena teatrale.

È ancora possibile insegnare l’opera lirica?

Dal momento della prima opera rock ho continuato il mio lavoro in parallelo, singolarmente o cercando di fondere la lirica al rock, diventando anche compositore. Il mio obiettivo era coltivare la passione per il teatro musicale, un teatro ispirato al melodramma ma con le basi tecniche e artistiche della musica “giovane” del 1900. Una mia grande vocazione, però, è anche la didattica, nel tentativo costante di divulgare e insegnare come ascoltare l’opera e come praticarla. Insegno, ad esempio, all’Università Popolare di Roma e cerco di sensibilizzare all’ascolto dell’opera lirica anche le persone meno giovani, cercando di ispirarle. Ho anche un canale YouTube, TitoSchipaPlanet, nel quale ad esempio questa estate si parlerà di Tosca, in omaggio al Centenario della morte di Puccini.

Cosa si aspetta dalle due serate del Festival alle quali parteciperà?

Ho accettato con grande entusiasmo l’invito del maestro Facincani al Festival InChiostro Vivo e sono molto curioso soprattutto per la seconda serata del Festival, dove verranno eseguite le mie canzoni da una delle soliste dell’Accademia. Si può parlare di una sorta di “prima assoluta”, di un esperimento sulla mia musica originale. Anche il modo di interpretare le canzoni influisce molto sulla resa.

La pratica della lirica, nel 2023, è stata iscritta nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale. Come cambierà questo mondo?

A dire la verità sono un po’ pessimista su questa cosa, certo è un riconoscimento su un grande patrimonio italiano, ma è altrettanto chiaro il disamore e la disattenzione di molti verso la lirica, una sensibilità scomparsa nelle persone, probabilmente proprio con la morte di Puccini, comprensibilmente travolti dalla nuova musica che arrivava dall’America. Una perdita di capacità di decifrare e comprendere il melodramma stesso. Nella mia parte io cerco ogni giorno di diffondere questo sapere e fornire i mezzi per comprenderlo, anche attraverso la tecnologia che è un valido aiuto.

Ha dei progetti su cui sta lavorando attualmente?

Una storia in cantiere da molti anni, l’opera rock “Gioia”, che affronta il tema della spiritualità, un tentativo di esprimere il mio disappunto sul fatto che nell’attualità le religioni sembrino dividere invece che unire, mentre l’idea di Dio risiede proprio nell’opposto. Un tema che mi sta molto a cuore e legato indissolubilmente al momento che stiamo vivendo. Una storia difficile ma raccontata anche in modo divertente che nei prossimi mesi vedrà la luce.

Alice Martini

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