Mi preparo, esco bardata, con ogni sorta di protezione e prendo l’auto. Mio marito e miei figli sono a casa: c’è chi è preso dalle lezioni online e chi, invece, dal pensiero fisso del proprio bar che è ancora chiuso e di come poter gestire tutti i residui del magazzino.
Per fortuna, io lavoro perché le spese fisse che abbiamo sennò, chi le paga? Sulla strada non c’è nessuno e il silenzio è così assordante in questi giorni: è un martello che pulsa nella mia mente e che scandisce ogni istante di questo mondo sempre in movimento che ora, si è dovuto fermare. Sì, perché io ho paura, come tutti.
Nel nostro supermercato ci hanno fornito subito mascherine, guanti, igienizzante e ci hanno istruito a dovere, tutelando la nostra salute e quella dei nostri clienti che, ogni tanto fanno i capricci come i bambini ma, sapete che vi dico? Li capisco! Io sono qui ora e con le colleghe, in lontananza, cerchiamo sempre di scambiare qualche battuta per tenere alto l’umore nonostante l’ansia che c’è, inutile nasconderlo.
Ho paura per me ma soprattutto per la mia famiglia. Da tanti anni lavoro qui e non avevo mai assistito ad una corsa alle scorte così feroce, nei clienti ho visto proprio il terrore di non trovare più da mangiare. Ho battuto cosi tanti scontrini di pasta, passata di pomodoro, legumi, riso, uova, farina quel giorno, era il dieci marzo, ho segnato la data sul calendario. Non sono stati i soliti duecento che mediamente facciamo in un giorno ma sono stati sicuramente i più difficili. Sono orgogliosa però di esserci, di fare il mio mestiere, di aiutare, di dare un servizio sempre con il sorriso che, come dicono tutti mi contraddistingue.
Tutto passerà presto, me lo ripeto ogni giorno.