Storie del territorio | 12 agosto 2021, 15:01

Un salto nella rete di salvaguardia

Un salto nella rete di salvaguardia

Lo scorso 3 luglio si è tenuto a Venezia, a Palazzo Ducale, il primo incontro della “Rete regionale delle comunità ludiche tradizionali del Veneto”. Un evento che rientra nelle attività dedicate alla salvaguardia di giochi e sport tradizionali, voluto dall’Associazione Giochi Antichi, con il sostegno della Regione Veneto e il patrocinio dell’Istituto centrale per il patrimonio immateriale (Icpi), afferente al Ministero della Cultura.

«Il gioco è cultura, ma soprattutto vita, coesione, insegnamento di comunità e consente di avere delle società più sane» ha sottolineato in apertura Emanuela Carpani, soprintendente di Venezia. «Se inoltre si tratta di un gioco o uno sport tradizionale, ha un contenuto culturale in più, che consente alle giovani generazioni di relazionarsi con quelle più mature per mantenere viva la propria identità».

Il rischio è di guardare con nostalgia ai “giochi di una volta”, cartoline ingiallite per fare un tuffo nei ricordi. Ma non è questo il campo da gioco di Aga, come ha sottolineato il vicepresidente Giuseppe Giacon: «Le nostre attività non sono in una vetrina, ma sono “pratiche”, come dice l’Unesco. Giochi e sport tradizionali sono innestati dentro il corpo vivo di una comunità».

Tanti gli esempi presentati, messi in rete, delle pratiche vive nel territorio veneto. Per quanto riguarda la provincia di Verona, con numerose presenze a Palazzo Ducale, da segnalare la storia del “Palota-Minitennis” di San Vito al Mantico. Nato negli anni ‘60 sul vecchio campo da bocce di un’osteria della frazione di Bussolengo, ha rischiato di scomparire. «Quando ero bambino, tutto il paese giocava a palota. Poi negli anni la pratica è andata a perdersi» ha raccontato Alessandro Sterza, presidente dell’associazione che da qualche anno sta riportando in voga il gioco.

«Abbiamo capito che non serve riguardare le vecchie foto, ma che i nostri campi siano aperti ogni giorno. Ci siamo messi anche a disposizione delle scuole». Come spesso capita con i giochi tradizionali, la pratica ludica si fonde con quella artigiana: «Non si usa la classica racchetta da spiaggia. Già negli anni ‘60 si costruiva lo strumento adatto, con tre strati di compensato, vuoto al centro, ricoperto di pelle scamosciata e impugnatura su misura per il giocatore. Uno strumento con un valore sociale incredibile».

Un primo appuntamento, quello della rete regionale delle comunità ludiche, che ha ampi orizzonti da inseguire per il futuro. Come si sono rianimati palota e tanti altri giochi tradizionali, «abbiamo la responsabilità di un risveglio collettivo» secondo l’antropologa Valentina Lapiccirella Zingari, che da tempo lavora con Aga. «La forza di questo progetto è la comunità. Questa è la nostra cultura che non possiamo dimenticare».