La serie "The Idol" ha fatto scalpore fin dall'annuncio, ma purtroppo non per le ragioni che avremmo sperato. Attraverso un percorso di produzione disseminato di controversie, cambi di gestione e scelte discutibili, sembra che l'attenzione sia stata catturata più dalle vicende fuori dallo schermo che da ciò che è stato effettivamente presentato da Sam Levinson, creatore della ben più riuscita “Euphoria”, alla scorsa edizione del Festival di Cannes.
LA TRAMA
Il detto “tanto fumo e niente arrosto” sembra rispecchiare in modo particolarmente calzante questa serie. La trama parte da un presupposto interessante: raccontare la sofferenza e i dietro le quinte peggiori del mondo delle superstar della musica ma, piuttosto che presentare una narrazione sensata e coinvolgente, si sviluppa in uno strano miscuglio di elementi che si scontrano tra loro senza alcuna coerenza. Le cause e gli effetti sono spesso disconnessi, creando una sensazione di confusione e frustrazione nello spettatore che arriva a domandarsi se si è perso qualche passaggio a causa di un colpo di sonno o di una occhiata di troppo allo smartphone.
L’ANALISI
Uno dei problemi principali risiede nello sviluppo dei personaggi e nelle loro relazioni. Le dinamiche tra di loro sembrano evolversi senza alcuna logica, rendendo difficile per il pubblico connettersi o affezionarsi a qualsiasi figura. Carnefici che diventano vittime, vittime che diventano carnefici, personaggi senza scrupoli che diventano figure quasi paterne nel giro di poche scene. Ci si trova a osservare relazioni che si trasformano in modo poco convincente, privando la serie di qualsiasi profondità emotiva. Tutto ciò è condito con dialoghi decisamente poco brillanti e performance che non diventeranno sicuramente memorabili, con una Lily-Rose Depp protagonista che porta a casa il compitino e un Abel Tesfaye (a.k.a. The Weekend) che esce per un momento dalla sua comfort zone musicale per risultare fuori luogo in ogni scena in cui si trova a recitare.
Inoltre, sembra che il regista e gli sceneggiatori abbiano perso di vista l'obiettivo principale, concentrando i loro sforzi su tentativi banali di scandalizzare il pubblico. Le scene che dovrebbero suscitare sgomento o stupore spesso cadono piatte sia come scrittura che come messa in scena, mancando completamente l'effetto desiderato. Nonostante, poi, l'annunciata audacia e innovazione, molte delle situazioni e delle dinamiche mostrate in "The Idol" sembrano essere copiate da altri progetti simili, cosa che contribuisce ulteriormente alla sensazione di delusione. Nota finale positiva, invece, per il reparto audio e musicale, che è sicuramente l’aspetto più riuscito dell’intera produzione.
"The Idol” quindi delude su molti fronti. Le controversie produttive hanno oscurato la serie fin dall'inizio e le aspettative iniziali sono state vanificate. Speriamo che in futuro gli autori possano imparare da questi errori e offrirci storie e personaggi che siano degni dell'attenzione del pubblico, come hanno fatto in passato.