Cultura e spettacoli | 27 ottobre 2023, 15:00

Cosa è restato degli anni '80. Stagione 1 - Episodio 8: Barbie

Cosa è restato degli anni '80. Stagione 1 - Episodio 8: Barbie

È fuor di dubbio che il film dell’anno sia “Barbie”: la trasposizione cinematografica live action del mondo di plastica della bambola più famosa del mondo, ha messo d’accordo critica e pubblico. Anch’io non ho saputo resistere al fascino della “bionda” e, da un paio d’anni, ho iniziato a cercare bambole e soprattutto accessori del periodo anni ‘80, ovviamente.

“Datare” una Barbie, a prima vista e non essendo veri intenditori, non è semplicissimo, specialmente le prime volte: la data stampigliata non corrisponde all’anno di produzione, bensì all’anno in cui è stato creato il design del corpo. Per aiutarsi nella datazione bisogna, quindi, osservare bene il viso per riconoscere dei tratti particolari di occhi, bocca, naso caratteristici dell’epoca in cui è stata prodotta. Dopodiché è necessario girarla, sollevarle i capelli per leggere quanto scritto alla base del collo e, per finire, con estremo imbarazzo, per leggere luogo di produzione e, appunto, anno del design, abbassarle la gonna o i pantaloni, perché i “mattacchioni” della Mattel hanno ben pensato di stampigliarlo nel fondo schiena! Farlo in un mercatino, in piazza, con tutti che ti guardano – e non sanno perché tu lo stia facendo - non ti fa fare bella impressione!

Più facile per gli accessori: la stampigliatura si trova facilmente sotto l’oggetto: la CADILLAC '57 CHEVY (1988), la FERRARI 308 GTS (1986), il SALONE DI BELLEZZA (1983) e il CAMPER (1988). Il rischio è che, rivoltandoli a testa in giù, se non si presta attenzione, qualche pezzo possa staccarsi. Una volta mi è caduto il tettuccio di un Motorhome col risultato che, quelli che poco prima mi avranno dato del pervertito perché guardavo il sedere alle bambole, avranno sicuramente pensato che forse è decisamente meglio starmi alla larga.

Alla prossima...e non dimentichiamoci che “lei può essere tutto ciò che vuole, lui è solo Ken!” (cit.)

Fabio Fabbrizi