Tabelle di legno, pennelli, barattoli di vernice bianca e
rossa. Sono alcuni degli attrezzi del mestiere dei «wegepaten», i padrini del
sentiero E5. Per il tratto veronese, a prendersi cura di parte del percorso che
in 600 chilometri collega il Lago di Costanza all'Adriatico sono dal 1977
Franco ed Helene Cuoghi. Marito e moglie da mezzo secolo, hanno condiviso amore
per la montagna e camminate all'aria aperta oltre all'impegno di vegliare
sull'E5, affinché fosse sempre percorribile e segnalato ai viaggiatori che
decidano di percorrerne la via. Passione singolare con la quale hanno
contagiato la figlia Claudia che ha deciso di raccogliere il testimone dai
genitori e continuare la tradizione.
Non è un caso se l'abitazione della famiglia Cuoghi, a
Montecchio di Negrar, poggia le fondamenta sull'asse del sentiero. «Desideravo
vivere nella natura. Ci siamo trasferiti qui dalla città appena ne abbiamo
avuto occasione» esordisce Franco, mentre ci accoglie in una casa che di pellegrini
con lo zaino in spalle ne ha visti passare parecchi. Molti hanno lasciato una
firma sul grande registro che i due «wegepaten» conservano dal 1992. «Si tratta
di stranieri, in particolare tedeschi. Pensionati o studenti che, dopo
l'università, si regalano quest'esperienza. Si incamminano da nord a sud, sui
passi di Goethe e del suo viaggio in Italia» aggiunge Helene, con accento
teutonico a rivelarne le origini. Ad aggiungere informazioni ci sono
videocassette, mappe e faldoni di corrispondenza, album di foto e libri. E poi
guide: in tedesco e inglese. La guida italiana, a cura dei Gruppi alpinistici
veronesi, è datata al 1984: ristampata dieci anni dopo, è un volumetto
introvabile. «Purtroppo» dice Franco, che prosegue raccontando com'è diventato
padrino dell'E5, «ho sempre frequentato la montagna» premette. «Una domenica,
andando da Giazza al rifugio Scalorbi ho visto una tabella del sentiero europeo
che indicava il lago di Costanza e l'Adriatico. Ho chiesto informazioni,
scoprendo che era stata collocata da un tedesco. Poche settimane più tardi, una
cugina di mia moglie ci chiese se volevamo prendere in custodia un pezzo di
sentiero».: «Ci è stato dato il compito di segnalare sette delle ventisei tappe
dell'E5, da Passo Coe a Folgaria a Giazza, con un'indicazione rossa e bianca, e
controllarne la percorribilità». Inizialmente, spiega, molti tratti erano
abbandonati.
Come pionieri e unici italiani tra i volontari
segna-sentieri, i coniugi Cuoghi hanno indicato il percorso nella parte di loro
competenza con segni sulle rocce o tabelle di legno, ne hanno reso percorribili
i punti critici, ad esempio sul Pasubio, ripulendoli dove necessario dalla
vegetazione che ne rendeva difficile la percorribilità. «Attività che, dopo
l'iniziale segnatura, ripetiamo ogni anno, aiutati ora da nostra figlia. Questo
sentiero è parte della nostra vita» ammette Franco. «Era inevitabile»
interviene Claudia: «io e mia sorella Elisabetta siamo cresciute sul sentiero.
Due volte all'anno lo ripercorro controllandone lo stato. Sono gli
escursionisti a segnalarci se un tratto richiede manutenzione. L'importanza che
l'E5 ha, in termini di turismo eco-sostenibile, è sentita, ma non abbastanza.
Mi auguro che le persone si sensibilizzino in questo senso».
Il sentiero E5 è una delle vie escursionistiche più
apprezzate d'Europa. Inaugurato nel 1972, si deve all'intraprendenza di Hans
Schmidt che ne tracciò le tappe fondamentali. A partire dal tratto da località
di Sonthofen in cui viveva a Colterenzio in provincia di Bolzano dove
trascorreva le vacanze, che nel 1969 affrontò a piedi per attraversare le Alpi.
Da lì, su suggerimento dell'associazione dei circoli escursionistici tedeschi,
l'intuizione di mettere nero su bianco il percorso. Compito affidato a Schmidt
che, nel 1977, fondò l'associazione dei padrini del sentiero E5: volontari con
il compito di percorrere annualmente il sentiero, ritoccare la segnaletica e
ripristinare i tratti danneggiati. Il tragitto finale dal Veronese a Venezia
non è definito, e il viaggio si concludeva a Giazza. Dagli anni Ottanta, grazie
a Franco Cuoghi e Pino Avogaro, per i pellegrini dell'E5 il sentiero giunge ad
Avesa.