Veronesi Protagonisti | 08 febbraio 2023, 11:33

Veronesi Protagonisti 2023: Paola Barbato

Paola Barbato, scrittrice

Paola Barbato, scrittrice

Paola Barbato si definisce “noir”. Un aggettivo calzante non solo per i suoi romanzi, ma per lei stessa: «Sono una persona ombrosa, non sono mai tranquilla. Scrivo cose che mi assomigliano» ci ha confessato. 51 anni e una carriera dedita alla scrittura, Barbato può essere definita una mente brillante, di quelle che in pochi secondi, guardandosi intorno, riescono a sviluppare la conclusione perfetta di un thriller «perché poi è da lì, dalla fine, che si sviluppa la storia». Romanzi a parte, Paola Barbato è parte stabile degli sceneggiatori dello storico fumetto “Dylan Dog” da 23 anni e si cimenta spesso con racconti per ragazzi. «Non ho avuto una vita particolarmente brillante a livello di fortuna - ci racconta -, ma ho avuto delle ottime occasioni lavorative. Io ho sempre scritto, per timidezza, perché era una maniera più semplice per me di veicolare il mio pensiero, ma non ho mai pensato alla scrittura come un lavoro. Ho cominciato a scrivere lettere, diari, racconti, e li mandavo agli amici, che mi hanno spesso consigliato di farli leggere ad altri. Alla fine li ha portati a Milano da tutti gli editori che sono riuscita a raggiungere a piedi e tra questi editori c’era la Sergio Bonelli, editore di Dylan Dog, che mi ha richiamata perché trovava dei punti di incontro tra la mia scrittura e quella di Tiziano Sclavi. Poi ho continuato a scrivere anche le mie cose sui blog, pubblicando un romanzo a puntate. Mi è arrivata un’altra telefonata, questa volta da Rizzoli e la mia carriera è iniziata nel 2005».

Oggi sono dieci i romanzi pubblicati da Paola Barbato e il thriller è sempre rimasto il genere principe. Una vena che rappresenta la stessa Barbato, che ha deciso di lavorare con la materia di cui è fatta e di non rinnegarla. «Io sono una persona noir. Sono una persona un po’ ombrosa. Non sono una persona serena, non sono una persona tranquilla. Scrivo cose che mi assomigliano, che mi rappresentano, che penso e che immagino io. Io ho paura e uso la mia paura. Le idee, poi, arrivano da qualsiasi parte in maniera del tutto inattesa e si trasformano tantissimo. Io una volta che ho un finale, un nucleo, lavoro a ritroso creando la storia ma avendo sempre ben chiara la mia Itaca. La genesi di un romanzo parte da un’idea che contiene in sé un finale, una destinazione». La sua ultima fatica, “La cattiva strada”, Barbato la definisce “un romanzo claustrofobico all’aria aperta”. Un grande ossimoro che narra la storia di un piccolissimo corriere della droga, che ogni tanto viene chiamato a fare dei trasporti. «Gli viene detto di non aprire i pacchi - racconta - ma una sera ne apre uno e la sua vita cambia. Si svolge tutto in una notte, sull’autostrada, tra la A1, la A21 e la A7: un universo che tutti conosciamo, che ci accomuna, con le piazzole di sosta, le uscita, i caselli; dove ci si aspetta non possa succedere nulla ma in realtà accade di tutto». 

Verso i personaggi creati Paola Barbato prova grande ammirazione, nonostante siano frutto della sua penna. «Una delle protagoniste del libro “Non ti faccio niente” si chiama Nives ed è il tipo di donna, pur con una morale tutta propria, alla quale aspirerei di diventare più avanti negli anni; Minuto, uno dei due protagonisti di “Mani nude” nonché uno dei cattivi più solidi dei miei libri, è perfetto dal punto di vista dell'equilibrio interiore. Il mio personaggio per eccellenza, però, è Letizia Migliavacca, una scrittrice che lavora dietro le quinte, quindi ghostwriter, che perde tutte le possibilità lavorative e si adatta a lavorare come assistente di un notaio pur rimanendo con una  fantasia di cui è vittima e sulla quale non ha nessun potere. La sua parte immaginifica, la parte che crea, si chiama Medina e lei sogna un giorno di poter essere solo Medina e non essere più Letizia. Questa cosa mi appartiene moltissimo: mi rendo conto che quando scrivo c'è una parte feroce di me che si attiva e che è molto più sicura della parte di me esterna. Inoltre, ho rischiato sicuramente di finire come Letizia, a vivere da sola in una casa di campagna con un cane un po' bolso, senza prospettive, se avessi imboccato un paio di bivi diversi rispetto a quelli che ho scelto». 

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Redazione Verona Network