Storie del territorio | 11 novembre 2023, 11:00

Frutti, fiori, voci e colori

Frutti, fiori, voci e colori

«Immagina i frutti e immagina i fiori / E pensa alle voci e pensa ai colori». Lo canta Francesco Guccini, che forse non pensava proprio a un agrinido, ma è esattamente l’immagine che evoca Fattoria Casa Mia, una realtà che non si vede tutti i giorni, e che da ormai 15 anni accompagna i piccolissimi nei primi, impacciati ma genuini, approcci con la vita. Ad accompagnare anche noi, nella scoperta di questo angolo di paradiso rurale, è stata l’agrimaestra Marcella Alberini, premiata da Coldiretti con il Premio Amiche della Terra.

Qual è la sua storia e com’è arrivata a fare l’agrimaestra?

Lavoro con i bambini dal 2004: ho iniziato come Tagesmutter (nido familiare, ndr). All’epoca io e mio marito Giovanni facevamo lavori su turni e gestire i nostri figli era difficile, per questo ho deciso di reinventarmi. Sono quindi partita con questo piccolo progetto, ma ho capito subito il potenziale che poteva avere. Nel 2006 si cominciava a parlare di fattorie didattiche, così abbiamo cominciato a muovere i primi passi in questo ambiente. E poi è arrivato il 2008, anno in cui abbiamo deciso di realizzare un agrinido, di fatto una novità: non esisteva nemmeno il termine.  Qualche anno dopo, anche Giovanni ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi a tempo pieno all’azienda, convertendola in biologica e creando l’orto, il vigneto e infine gli alberi da frutto.

Il vostro è stato tra i primi agrinidi, in un’Italia che all’epoca era molto tradizionalista per quanto riguarda l’educazione: siete stati molto coraggiosi...

Tutti i nostri amici ci davano dei visionari. L’impostazione degli asili nidi all’epoca era molto classica, è vero. Noi volevamo fare un passo avanti e mettere il bambino al centro e accompagnarlo in un percorso a contatto con la natura e dargli delle opportunità diverse. Adesso il binomio “bambino-natura” è un trend che è balzato alle stelle. Ma noi siamo stati i primi in Italia, insieme a un’altra realtà piemontese. Insieme a loro, nel 2010 siamo stati chiamati al Ministero delle Politiche Agricole per un tavolo di lavoro volto a normare queste strutture. Le previsioni immaginavano che gli agrinidi avrebbero preso il volo, ma in realtà si parla ancora oggi di una nicchia ristretta.

Come mai, secondo lei?

Perché è un progetto molto complicato e infinitamente burocratico. Le regole sono molto rigide, perché si tratta di una fascia d’età delicatissima, quella 0-3 anni. Per questo sono nate altre realtà più semplici da gestire pur rimanendo nell’ambito bucolico, come per esempio i nidi in famiglia o gli asili nel bosco.

 

Nido in famiglia, agrinidi, asili nel bosco...Qual è la differenza?

L’asilo nel bosco è di ispirazione nordica. Si tratta di scuole immerse nella natura o comunque in ambienti molto rurali e comprende la fascia 3-6 anni. L’agrinido riguarda la fascia 0-3 anni ed è forse quello più complicato da un punto di vista burocratico: ci sono tante normative da rispettare ed è molto rigido. I nidi in famiglia coinvolgono al massimo sei bambini, da 0 a 3 anni, inseriti in una realtà agricola molto piccola.

Come avviene una giornata tipo in un agrinido?

La giornata in un agrinido rispetta la stessa routine di un nido tradizionale. C’è il momento di saluto, di accoglienza, merenda e in mezzo l’attività, che nel nostro caso avviene spesso all’aperto. Quando è fuori, il bambino fa esperienze diverse a seconda dell’età: dalla passeggiata per salutare gli animali fino alle attività nell’orto. Il concetto di base è accendere i sensi del bambino per arricchirlo tramite il contatto con la natura e la relazione con gli animali.

Possiamo dire che il vostro sia un approccio montessoriano?

È di ispirazione montessoriana, ma il metodo non viene applicato al 100%. Nei momenti in aula al bambino diamo sempre la possibilità di lavorare con il materiale che predilige e poi di rimetterlo a posto in autonomia. Questo gli permette di sviluppare la propria indipendenza e imparare ad autocorreggersi. Nei momenti in esterna proponiamo invece non lasciamo i bambini in libera scelta ma tendiamo a guidarli. Oltretutto qui a Verona non ci sono molte “Case dei bambini” (scuole dell’infanzia montessoriane, ndr), per questo abbiamo scelto di preparare i bambini a una scuola classica.

L’agrinido è una realtà consigliata a tutti i bambini?

Assolutamente sì. Il senso di inclusione che crea in primis un gruppo ristretto e poi il contatto con la natura è sorprendente. I bambini si cercano a vicenda, mettono gli amici al primo posto e non lasciano indietro nessuno. È sicuramente un ambiente che favorisce lo sviluppo della socialità. C’è però un lato scomodo della medaglia: nel settore privato non vengono messe a disposizione insegnanti di sostegno. Da questo punto di vista c’è ancora molto da lavorare.

Sui social ultimamente sta spopolando la divulgazione relativa all’educazione del bambino. A suo avviso è uno strumento utile o tende a creare confusione nei neogenitori?

Dipende tutto da come si divulga e da come si apprende l’informazione: bisogna fare un lavoro da ambedue le parti. Di base i social sono uno strumento arricchente, ma lo sarebbero ancora di più se condividessero magari alcuni estratti direttamente dai libri di Maria Montessori e gli utenti potessero leggere e fare proprie direttamente le sue parole, più che l’interpretazione degli educatori.

Valentina Ceriani