Cultura e spettacoli | 21 dicembre 2018, 18:36

Due libri e qualche verso

Due libri e qualche verso
Pagine per grandi  a cura di Chiara Boni

Titolo: Laëtitia o la fine degli uomini

Autore: Ivan Jablonka

Casa Editrice: Einaudi

Traduzione: Margherita Botto

Pagine: 348

Il libro. Nella notte tra il 18 e il 19 gennaio 2011 la diciottenne di Nantes Laëtitia Perrais viene rapita, poi strangolata e pugnalata a morte. Un delitto terribile, che sconvolge la Francia e che per settimane vede i media accanirsi morbosamente su ogni dettaglio della morte della ragazzina. Ma cosa resta davvero di Laëtitia? Chi era questa ragazzina, vivace e complessa, prima di morire? Secondo l’autore, Laëtitia agli occhi del mondo è nata solo nel momento in cui è morta: proprio per questo Jablonka vuole restituirle una voce, e lo fa lasciando che, per una volta, a raccontare Laëtitia ci pensi chi l’ha conosciuta, amata, protetta fino alla fine. Troppe volte in questi casi la narrazione dei fatti di cronaca finisce per dare risalto all’assassino a spese della vittima: ma questa volta no.

L’autore. Ivan Jablonka è uno scrittore e storico francese, attualmente insegna Storia Contemporanea all’Università di Parigi XIII. Nel 2013 ha pubblicato Storia dei nonni che non ho avuto, dove ricostruisce, sempre con la precisione dello storico, la vita dei suoi nonni paterni, fuggiti dalla Polonia perché aderenti al Partito comunista, poi arrestati in Francia in quanto ebrei e morti ad Aushwitz. Con Laëtitia o la fine degli uomini ha vinto il Prix Médicis nel 2016.

Curiosità. La morte di Laëtitia, ci dice Jablonka, racconta tante cose su due drammi diversi ma ugualmente terribili: la violenza sulle donne e la vulnerabilità dei minori. Laëtitia, con la sorella gemella Jessica, infatti, per anni ha visto e vissuto le vessazioni del padre, violento e alcolizzato, sulla madre, donna fragile e disperata, per poi finire sballottolate da una famiglia affidataria all’altra. Anche per questo, per l’autore, la fine tragica della ragazza non è solo un fatto di cronaca come un altro, ma piuttosto il prodotto di questa società, che può essere compreso e decodificato solo se inserito in un contesto specifico di cui fa parte una certa cultura mediatica, la politica urlata, la giustizia delle toghe e delle sentenze. Jablonka non si illude di poter riportare alla vita i morti: ma che sia possibile dare valore alla vita che è stata loro negata, quello sì.

 

Pagine per i più piccoli a cura di Alessandra Scolari

Titolo: Un bambino chiamato Natale

Autore: Matt Haig

Casa Editrice: Salani

Traduttore: Valentina Daniele

Illustratore: Chris Mould

Pagine: 271

Età di lettura da 8 anni

Il libro. È la storia di un ragazzino di nome Nikolas che vive, in povertà, nella seconda casa più piccola della Finlandia. La mamma è morta cercando di scappare da un orso, mentre il papà, un taglialegna affettuoso e premuroso, ha il sogno di diventare ricco e, per inseguire un’opportunità, se ne va al Nord. Nikolas si trova così costretto a vivere con l’odiata zia Carlotta, per amico ha solo Miika, un topolino. Per Natale riceve due regali: una bambola intagliata (dalla mamma) e una slitta fatta dal padre che decide di raggiungere, ovunque si trovi. Coraggiosamente, intraprende un’avventura piena di neve, rapimenti, renne scontrose, elfi, troll, sempre neve e tanta magia in cui crede fermamente, perché «la magia, se ci si crede, non tradisce mai!».

 L’autore. Matt Haig è nato a Sheffield nel 1975 ed è uno dei più apprezzati autori inglesi contemporanei. Nel 2007 esordisce nella letteratura per ragazzi con i quali ha vinto il Blue Peter Book e il Nestlé Children’s Book Prize Gold Award. Essere un gatto, pubblicato nel 2015, è tradotto in 27 lingue. Anche l’illustratore, Chris Mould, (vive nello Yorkshire) grazie ai suoi disegni nei libri per ragazzi ha vinto prestigiosi premi.

Curiosità. Matt Haig, con humour inglese, avverte subito: «se credete che certe cose non siano possibili, chiudete il libro, sicuramente non fa per voi». Poi, con linguaggio gentile, racconta di Nikolas, del suo rapporto con il padre al quale suggerisce di «non lavorare troppo. Ogni tanto devi anche giocare». A Nikolas, come a tutti, succedono «cose belle, brutte e impossibili». Come quando zia Carlotta si impossessa della sua casa, costringendolo, quasi, ad intraprende un viaggio lungo, durante il quale incontra la renna Lampo e gli elfi con i poteri magici. La magia, punto forte del libro, riesce a complicare e risolvere le situazioni “impossibili”. Perché «un’impossibilità è solo una possibilità che ancora non capisci». Nikolas, nominato Babbo Natale, decide di tornare tra gli esseri umani per farli felici con i doni. Impossibile? No, «se ci credi in maniera totale».

 

Se vi serve un po’ di poesia

Io sono innamorato di tutte le signore

che mangiano le paste nelle confetterie.

[…]

Perché nïun le veda,

volgon le spalle, in fretta,

sollevan la veletta,

divorano la preda.

[…]

(Le Golose, Guido Gozzano)