Storie di persone | 15 dicembre 2022, 14:00

70 anni sul cucuzzolo della montagna

Luigi Ballini è il presidente dello sci club Edelweiss che, quest'anno, compie 70 anni. Le celebrazioni sono partite con una cerimonia di festeggiamento a Palazzo Barbieri lo scorso lunedì 28 novembre.

70 anni sul cucuzzolo della montagna

Ha gli occhi azzurri, quasi grigi, proprio come il cielo dopo una nevicata; e la mente affollata di storie, di ricordi, che si aggrovigliano in una matassa di cui nemmeno lui riesce a trovare il bandolo. Si presenta così Luigi Ballini mentre beve il caffè e prova a raccontarmi la sua storia che coincide, per un bel pezzo, con quella della montagna veronese. Tutti lo chiamano Gigi ed è il presidente dello sci club Edelweiss che, quest’anno, compie 70 anni. Le celebrazioni sono partite con una cerimonia di festeggiamento a Palazzo Barbieri lo scorso lunedì 28 novembre.

Qual è la storia dello sci club Edelweiss?

L’amore per la montagna nasce da piccolo quando, con i miei genitori e i loro amici, dopo la guerra, gestivamo il rifugio ai Tacchi (sopra Bosco Chiesanuova). Ho messo per la prima volta gli sci ai piedi a 10 anni e non li ho più tolti: ogni volta che vedo la neve mi sento rinascere. Neve, neve e neve ancora. Riassumerei così la mia vita. Quindi la fondazione di uno scii club è stata del tutto naturale, una declinazione spontanea del mio stile di vita. Siamo alla fine degli anni Cinquanta, quando vengo in contatto con diverse realtà che operano già nel settore, una in particolare è il club alpino Edelweiss. Poi, grazie alla famiglia Zusi e Dalla Pietra oltre a un gruppo di amici, prende forma anche a Verona. Mia moglie Franca e sua sorella Norma sono tra le fondatrici e, grazie a loro, sono entrato anche io a fare parte di questa “grande famiglia”.

Quali sono le attività a cui vi siete dedicati nel corso delle stagioni per stare al passo con le evoluzioni di 70 anni di sci?

La discesa è solo una delle componenti del club: si sono aggiunte poi lo sci di fondo e il bob. E per diversi anni siamo stati una delle uniche due società italiane a praticare bob a livello agonistico. Abbiamo sempre proposto i corsi come momento di aggregazione all’area aperta per imparare a stare insieme nel rispetto della Natura. Lo sport della neve è poi cresciuto fino all’esplosione di una vera e propria sci-mania negli anni Settanta e Ottanta. Organizzavamo dei pullman e portavamo sulle piste più di 500 veronesi ogni weekend e abbiamo fondato – da un’idea brillante di Giorgio Zusi – la pista di Dosso Alto, sopra Velo Veronese. Oggi purtroppo è dismessa.

Il caffè Gigi non lo beve, continua a mescolarlo e basta. Un po’ come fa con i suoi pensieri. Glielo ha preparato sua moglie Franca. Ha le mani solcate dalle rughe ma laboriose e svelte, sorride con quelle labbra sottili che spuntano dalla sciarpa perché è tutta bardata come se fosse ancora sulle piste. Si concede un unico vezzo: un fermaglio in testa con un fiorellino di stoffa, sempre, anche se fuori piove. 85 anni lei, 84 lui.

E oggi quali sono i corsi, le attività che svolge lo sci club Edelweiss?

Oggi formiamo anche maestri di sci oltre a insegnare lo sport a bambini e ragazzi. Portiamo sulle piste tanti alunni delle scuole e degli asili nido: i nostri allievi più piccoli hanno 4 anni. Siamo anche orgogliosi di proporre, per l’ottavo anno, il “Progetto Emma” che porta sulle piste i giovani con disabilità cognitiva. I maestri hanno una formazione specifica e, dopo aver insegnato loro le basi della discesa, inizia anche la competizione agonistica: alcuni di loro hanno vinto anche delle gare dandoci tanta soddisfazione; ci dimostrano che nello sci, come nella vita, siamo tutti uguali. Basta impegnarsi. Il progetto prende il nome da una bambina, Emma appunto. Un giorno sua mamma arriva alla sede del club e chiede che venga insegnato a sua figlia a sciare nonostante abbia delle disabilità cognitive. Nessuno di noi lo aveva mai fatto prima e tutti i maestri si tirano indietro, intimoriti. Io mi sono buttato nell’impresa a capofitto: ho insegnato a Emma a sciare, l’ho vista sorridere sulla neve. Una delle soddisfazioni più grandi della mia vita.

In 70 anni di club, di fatiche e soddisfazioni, qual è il ricordo più caro che custodisce?

Ce ne sono tanti con mia moglie, la sua famiglia e i nostri amici, i figli e i nipoti tutti sulla neve. Faccio fatica ma se dovessi sceglierne uno solo direi i bambini: 4, 5 e 6 anni. Sulla neve con tanta voglia di imparare e andare su e giù, e cadere. Rialzarsi. Provare ancora. Ogni anno bambini nuovi, sempre diversi, che continuano quello che ho iniziato io; che tengono viva la mia passione e…

«Gigi!» lo interrompe bruscamente sua moglie Franca.

«Dimmi Ciccia…», ribatte con fare infastidito.

«Te lo dico io perché quel ricordo ti piace. Perché non è un ricordo. È ora. E sarà sempre così».

Erika Funari