Sotto l'ombrellone, in un'oasi di tranquillità lontano dallo stress del lavoro e del tram-tram quotidiano, magari durante il riposino pomeridiano dei figli, è più facile fare una riflessione profonda. Così, per questa pillola estiva, vorrei concentrarmi non tanto sui bambini, ma sui genitori di questa generazione e su due parole "chiave" che iniziano per “C” (ma che non hanno nulla a che fare con la “C” che porta fortuna): Comunità e Coraggio.
Negli anni, dalla mia esperienza e da quella di tante altre mamme che mi scrivono, è emerso che i genitori di oggi, in molte situazioni, sembrano essere reticenti ad aprirsi alle novità e governati da paure e mancanza di coraggio. Talvolta, ed è questo l'aspetto più preoccupante, dimostrano addirittura una sorta di omertà, di indifferenza di fronte a fatti che accadono ogni giorno sotto i loro occhi, pur di non minare la loro “stabilità” sociale. “Finché non tocca il mio giardino, non me ne preoccupo”, potrebbe esserne il motto rappresentativo. Secondo Galimberti, che cito con grandissimo rispetto, «la società contemporanea è fortemente influenzata dal narcisismo», che porta molte persone a concentrarsi esclusivamente su se stesse e sui propri desideri, trascurando l'importanza delle relazioni e delle connessioni sociali in un senso ampio. Questa cultura dell'individualismo, attenzione, riguarda soprattutto le comunità chiuse che, al grido di “abbiamo sempre fatto così” (manifesto di grave ottusità, ahimè) costruiscono intorno a loro mura invalicabili. I gruppetti di genitori, spesso formatisi all'interno delle scuole dei figli o in altre situazioni di aggregazione, religiose o meno, possono diventare una sorta di "club esclusivo", in cui prevale l’omogeneità indiscussa e l’impossibilità di valutare idee diverse, nonostante i valori proclamati dagli stessi appartenenti vadano nel senso opposto. Credo che limitarsi così sia negare a se stessi e ai propri figli la possibilità di arricchirsi e di crescere come persone.
Serve dunque Coraggio nell'affrontare le sfide della genitorialità. Ci viene richiesta una costante apertura al cambiamento, alla scoperta di sé e degli altri, ma anche la capacità di riconoscere e ammettere i propri errori. Molti temono il giudizio altrui e di essere considerati "inadeguati". Questo timore li spinge a nascondere le proprie difficoltà e a mantenere un'apparenza di perfezione. Stare in silenzio e non esporsi mai quando invece è necessario farlo, impedirà un dialogo autentico ma soprattutto non garantirà quella crescita sana e stimolante per i nostri figli e per l’intera Comunità, intesa non come quella dei nostri giorni, ma come la “communitas, cum-munus” latina dove “munus” rimanda ad un vero senso di responsabilità condivisa.
Che sia ora di uno spritz? Buone vacanze a tutti!